Corriere del Trentino

Bolzano onora le vittime della caserma Mignone

Cerimonia con il sindaco Spagnolli. I parenti: «La memoria è fondamenta­le»

- Rosanna Oliveri

BOLZANO La storia non si comprende analizzand­o situazioni generali dall’alto, ma calandosi nelle tante vicende che hanno contraddis­tinto un’epoca. È il caso delle 23 vittime dell’eccidio nazista avvenuto alla caserma Mignone 71 anni fa esattament­e il 12 settembre.

Ieri, come ogni anno, la città di Bolzano, ha voluto ricordare questi martiri con una cerimonia nella piazzetta a loro dedicata in cui il sindaco Luigi Spagnolli ha posto una corona in memoria delle vittime e ha ricordato come siano il valore e le scelte dei singoli a fare la storia. Presenti anche vari rappresent­anti dell’Anpi, nonché Carla Giacomozzi dell’Archivio storico di Bolzano a cui si deve la ricerca grazie alla quale si è ricostruit­a la vicenda delle vittime. Anche quest’anno era presenta la figlia di Domenico Di Fonzo, una delle vittime di quel 12 settembre di 71 anni fa. Tiziana Di Fonzo ha ricordato la drammatici­tà della scelta del padre e le parole della madre: «Erano davanti ai miei occhi — ha raccontato — e mia madre disse a mio padre che lui, per amore della patria, stava abbandonan­do la famiglia. È importante ricordare quello che è successo in quegli anni e sono contenta che qui a Bolzano non si voglia scordare la follia di quei giorni». Domenico Di Fonzo veniva utilizzato per alcune missioni di spionaggio organizzat­e dal Regno di Brindisi di Pietro Badoglio per capire come era la situazione nei territori occupati dai tedeschi. In accordo con i servizi segreti inglesi e americani andava sul campo per mandare informazio­ni attraverso una ricetrasmi­ttente grazie al suo inglese fluente. Le 23 vittime erano militari di varie regioni italiane che dopo l’8 settembre 1943 avevano deciso di combattere per il Regno del Sud e che erano stati catturati fra la fine del 1943 e l’inizio del 1944 in più località dell’Italia centrale e settentrio­nale. Dalle carceri in cui erano stati rinchiusi erano passati poi nelle carceri veronesi, da cui giunsero nel Lager di Bolzano. I loro corpi furono riesumati nel giugno 1945 da una commission­e alleata.

I loro nomi erano: Francesco Battaglia, Cesare Berardinel­li, Pompilio Faggiano, Tito Gentili, Dante Lenci, Ernesto Paiano, Francesco Colusso, Gianpaolo Marocco, Vilores Apollonio, Antonio Baldanello, Sergio Ballerini, Guido Botta, Andrea Dei Grandi, Domenico Di Fonzo, Ferdinando Ferlini, Antonio Fiorentini, Domenico Fogliani, Domenico Aldo Montevecch­i, Antonio Pappagallo, Milo Pavanello, Angelo Preda, Ernesto Pucella e Annibale Venturi.

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L’omaggio Il sindaco Luigi Spagnolli depone una corona in ricordo delle vittime del Mignone

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