Corriere del Trentino

Frau Lemper

Dobbiaco, arriva l’artista che nel ’90 si esibì a Berlino con i Pink Floyd «La mia carriera? Un’avventura con maestri come Bukowski, Neruda e Piaf»

- Giancarlo Riccio

Ute Lemper canta il mondo. In fondo, attraverso la sua poliedrici­tà di cantante, attrice non solo di Kabarett, ballerina e performer, lo fa da sempre. Come il 21 luglio 1990, a Berlino e al fianco di Roger Waters dei Pink Floyd nel primo anniversar­io della caduta del Muro. Ma ora, Lemper approda a Dobbiaco, per l’Alto Adige Festival, dove si esibirà venerdì alle 20 con lo spettacolo

Last Tango in Berlin.

Frau Lemper, a Dobbiaco lei canterà il tango di tutto il mondo. Come è nato questo progetto e perché?

«Si tratta di un viaggio simbolico attraverso il tempo e molti Paesi e culture. Ma sarà anche un viaggio attraverso la mia vita, un viaggio da Berlino a Parigi, poi a New York e in Sud America e ritorno».

Con quali autori?

«Ah, ci saranno Weill, Edith Piaf, Prevert e altri ancora. Proposti con la libertà del jazz a la passione dell’improvvisa­zione. Sarà anche un percorso di una immigrazio­ne attraverso tempi diversi, poi una riflession­e dei difficili tempi in Germania, infine un programma dedicato all’avventura delle nuove culture».

Ma lei si ispirerà anche a Neruda.

«Non solo. Anche a Charles Bukowski e al meraviglio­so Paulo Coelho».

Lei ha vissuto esperienze importanti nel teatro, nel Kabarett, nel cinema e nella danza: a quali è più legata?

«Considero la mia lunga carriera come tanti capitoli che si sono dipanati ed esperienze incredibil­mente intense e avventuros­e. Ma la vita cambia e ciascuno di noi cambia. C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare ma il lavoro può finire per poi ricomincia­re, non le pare?»

Quali grandi autori le sono più cari nella sua profession­e?

«Amo Brel, Piazzolla, Edith Piaf e Kurt Weill. Ma naturalmen­te anche mie composizio­ni dedicate a Neruda, Bukowski e Coelho. Poi ancora le collaboraz­ioni con Tom Waits e con Michael Nyman sono state importanti per me».

Grazie alle sue doti naturali ha potuto sviluppare una carriera che l’ha portata a confrontar­si, ad esempio, con danza di Bejart (per lei creò il balletto «La mort subite») e di Pina Bausch: la danza per lei è come la musica?

«Nella danza non sono ormai più cosi attiva, le mie ossa mi danno talvolta fastidio… Devo però dirle che lavorare con Bejart è stato straordina­rio, lui era creativo come un vulcano. E Pina Bausch è stata un pioniere e una donna forte e libera».

Michael Nyman, Charles Bukowski e Pablo Neruda: che cosa li separa e che cosa invece li avvicina?

«Che mondi diversi l’uno dall’altro! Nyman mi costringev­a a condivider­e tutto della sua arte, la sua musica era però astratta, non è stato facile. Bukowski, un personaggi­o emblematic­o e contraddit­torio che mi ha però affascinat­o molto. Neruda? Un politico e un poeta, che ha sacrificat­o la sua vita contro il fascismo. Un amante dell’umanità».

Canterà in un posto di frontiera come Dobbiaco: con quale stato d’animo, pensando anche ai confini nel mondo?

«Mi rallegro al pensiero di condurre con me le persone di quei vostri luoghi nel mio viaggio nel tempo. Mi considero una cittadina del mondo e voglio proporre a queste persone un mosaico della mia vita e della mia musica. E consacrare anche a loro tutto quanto custodisco nel mio cuore».

L’ultimo Tango Cantante e performer, venerdì proporrà «un viaggio nel tempo e nella mia vita»

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