Omofobia, nuove crepe in maggioranza
Passamani (Upt): «Tema nazionale, altre le urgenze». Manica (Pd): «Basta approvarlo»
TRENTO Pochi disegni di legge hanno avuto un iter tormentato come quello per il contrasto dell’omofobia. Il testo, nato da una proposta di iniziativa polare, si è arenato nella scorsa legislatura, è stato rimandato in questa a causa dell’ostruzionismo della minoranza e torna in aula oggi con pochissime chance di essere approvato.
Dribblate un po’ di interrogazioni sulla sanità, nella tarda mattinata di oggi il contestato articolato tornerà in aula. Si ripartirà da dove ci si era fermati lo scorso inverno, l’emendamento numero 55 all’articolo 1. Gli emendamenti sono più di 600. Chi ha fatto i conti in maggioranza, ritiene che servano dieci giorni di consiglio per approvare. Ne sono stati fissati tre a partire da oggi. Quella che per la minoranza pare la madre di tutte el battaglie è un testo il cui più grosso limite è forse quello di contare poco: la Provincia si impegna nel contrasto delle discriminazioni generate dall’orientamento sessuale e, nel suo passaggio più contestato, prevede che possano essere tenute lezioni nelle classi per insegnare ai ragazzi a rispettare i propri compagni indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
A suo tempo, il testo (prima firma Mattia Civico) fu sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza, ma poi arrivò un’intervista del vescovo Bressan e cominciarono i dubbi. Il capogruppo dell’Upt Gianpiero Passamani non fa mistero di tornare in aula solo per disciplina di maggioranza. «Personalmente non ho problemi a sostenere la correttezza di questa legge, ma una norma che tratta i diritti civili andrebbe affrontata ad un livello nazionale, non abbiamo le competenze per occuparcene. Che senso ha se una legge così ce l’avremo noi, l’Emilia Romagna, ma non la Campania? Credo sia sbagliato occuparsene a livello provinciale. Vediamo cosa succederà in questi giorni, ma poi ci dobbiamo occupare delle cose più urgenti e concentrarci sulla Finanziaria».
Di segno opposto il capogruppo del Pd: «La storia secondo cui “ci sono cose più urgenti” lasciamola all’opposizione. È un ritornello che va bene ogni volta che un’assemblea legislativa si occupa di diritti civili, c’è sempre un tema economico prioritario. Anch’io credo che ci siano molte questioni urgenti di cui dobbiamo occuparci, per questo credo che questa legge vada approvata rapidamente, visto che troppo tempo è stato perso per difendere il Trentino da un indottrinamento gender che non esiste e che in ogni caso non è l’obiettivo di questa legge, che dice una cosa sola: come non possiamo discriminare le persone per il proprio genere, uomo o donna, non le possiamo nemmeno discriminare per il proprio orientamento sessuale». Anche la posizione del Patt è ondivaga. Il capogruppo Lorenzo Baratter non pare avere dubbi circa la bontà del provvedimento ma non tutti nel gruppo la vedono come lui.