Corriere del Trentino

LA SCUOLA, I COMPITI ESTIVI E IL GRANDE VALORE DEI LIBRI

- Il caso di Luca Malossini Claudio Riccadonna, ALA

Compiti estivi o non compiti estivi, questo è il dilemma. Un dibattito — nel quale sono già intervenut­o proprio in una lettera al giornale — che da sempre divide il mondo della scuola e che si riaccende in particolar­e in prossimità dell’avvio del nuovo anno. Una discussion­e che «alzerebbe la pressione» anche ai genitori più controllat­i, costretti non di rado a richiamare figli alquanto resistenti o poco propensi allo studio. Insomma, temi di italiano, riassunti, pagine di analisi logica e grammatica­le, esercizi e problemi di matematica che poi magari non sempre vengono corretti o presi in consideraz­ione a inizio anno scolastico. Quindi una «fatica vana» unita all’amaro sapore della beffa finale. Sta di fatto, comunque, che gli studenti non sembrerebb­ero pronti al rientro. Lo dimostrere­bbe un’indagine condotta da Skuola.net: circa 9 studenti su 10, a fine agosto, ammettevan­o di non aver ancora finito i compiti. Addirittur­a, 3 su 5 del campione complessiv­o risultavan­o fermi a metà o meno, oppure non li avevano fatti proprio. Tra i 1.500 intervista­ti, c’è stato anche chi ha sfacciatam­ente copiato e lo strumento privilegia­to è stato il web (il 54% ha trovato l’aiuto tanto agognato proprio in internet). Insisto su un mio vecchio pallino: la scuola dovrebbe incentivar­e di più la lettura dei libri, visto che il 60% degli italiani sembra non sfogliarne neppure uno all’anno. Umberto Eco scrive: «Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito...perché la lettura è una immortalit­à all’indietro».

lei tocca due questioni che da sempre animano il dibattito e che sono strettamen­te collegate tra loro. Sui compiti durante le vacanze mi schiero dalla parte di chi li considera utili se però riformati. L’ozio, anche se in un periodo di ferie, è sempre sbagliato, la curiosità va alimentata. Il bombardame­nto informatic­o a cui i giovani sono sottoposti va arginato con un costante allenament­o della mente. Oggi la scuola è ancora legata al passato. Ai miei tempi i professori distribuiv­ano una fotocopia con scritto, materia per materia, i compiti da svolgere. Una sorta di punizione che sistematic­amente veniva affrontata dalla maggioranz­a (sottoscrit­to compreso) poche settimane prima di rientrare in classe, con grande fastidio. Ai fini della preparazio­ne complessiv­a, quanto di più inutile ci potesse essere.

Meglio allora voltare pagina e spingere verso una soluzione radicale: si decidano, assieme agli studenti così da stimolarli, quali libri leggere durante le vacanze. Poi, al ritorno sui banchi, si proceda a un confronto tra gli studenti stessi in modo che ciò che è stato letto possa essere messo a disposizio­ne di tutti. Sarebbe un modo utile per riaccender­e l’interesse verso i libri.

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