LA SCUOLA, I COMPITI ESTIVI E IL GRANDE VALORE DEI LIBRI
Compiti estivi o non compiti estivi, questo è il dilemma. Un dibattito — nel quale sono già intervenuto proprio in una lettera al giornale — che da sempre divide il mondo della scuola e che si riaccende in particolare in prossimità dell’avvio del nuovo anno. Una discussione che «alzerebbe la pressione» anche ai genitori più controllati, costretti non di rado a richiamare figli alquanto resistenti o poco propensi allo studio. Insomma, temi di italiano, riassunti, pagine di analisi logica e grammaticale, esercizi e problemi di matematica che poi magari non sempre vengono corretti o presi in considerazione a inizio anno scolastico. Quindi una «fatica vana» unita all’amaro sapore della beffa finale. Sta di fatto, comunque, che gli studenti non sembrerebbero pronti al rientro. Lo dimostrerebbe un’indagine condotta da Skuola.net: circa 9 studenti su 10, a fine agosto, ammettevano di non aver ancora finito i compiti. Addirittura, 3 su 5 del campione complessivo risultavano fermi a metà o meno, oppure non li avevano fatti proprio. Tra i 1.500 intervistati, c’è stato anche chi ha sfacciatamente copiato e lo strumento privilegiato è stato il web (il 54% ha trovato l’aiuto tanto agognato proprio in internet). Insisto su un mio vecchio pallino: la scuola dovrebbe incentivare di più la lettura dei libri, visto che il 60% degli italiani sembra non sfogliarne neppure uno all’anno. Umberto Eco scrive: «Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito...perché la lettura è una immortalità all’indietro».
lei tocca due questioni che da sempre animano il dibattito e che sono strettamente collegate tra loro. Sui compiti durante le vacanze mi schiero dalla parte di chi li considera utili se però riformati. L’ozio, anche se in un periodo di ferie, è sempre sbagliato, la curiosità va alimentata. Il bombardamento informatico a cui i giovani sono sottoposti va arginato con un costante allenamento della mente. Oggi la scuola è ancora legata al passato. Ai miei tempi i professori distribuivano una fotocopia con scritto, materia per materia, i compiti da svolgere. Una sorta di punizione che sistematicamente veniva affrontata dalla maggioranza (sottoscritto compreso) poche settimane prima di rientrare in classe, con grande fastidio. Ai fini della preparazione complessiva, quanto di più inutile ci potesse essere.
Meglio allora voltare pagina e spingere verso una soluzione radicale: si decidano, assieme agli studenti così da stimolarli, quali libri leggere durante le vacanze. Poi, al ritorno sui banchi, si proceda a un confronto tra gli studenti stessi in modo che ciò che è stato letto possa essere messo a disposizione di tutti. Sarebbe un modo utile per riaccendere l’interesse verso i libri.