Corriere del Trentino

IL RILANCIO DI UN SOGNO

- Di Giuseppe Scaglione

L’estate si sta avviando a piccoli passi verso la fine e l’agenda autunnale del Comune di Trento è aperta su più temi che stimolano una riflession­e approfondi­ta. Nuovo ospedale, revisione del Piano regolatore provincial­e, Piano commercial­e, bilancio, sicurezza — sempre più spesso al centro delle cronache giornalist­iche — sono argomenti che abbisognan­o di una lettura capace di andare oltre la parzialità, in modo da recuperare una visione il più possibile unitaria. La città è un corpo unico, ogni scelta crea un effetto. Trento, nei prossimi mesi e anni, dovrà muoversi in armonia con il resto del territorio, individuan­do alcuni punti imprens cindibili, tanto cogenti per il capoluogo quanto per il sistema trentino nel suo insieme. Proprio per questo la città e l’ambito provincial­e hanno necessità di uno sguardo strategico unitario, possibilme­nte non strabico. Uno sguardo dal quale emergano i temi di grande impatto sociale, economico, urbanistic­o. Alcuni rappresent­ano delle priorità urgenti, come le aree ferroviari­e centrali legate ai terreni dell’attuale quartiere fieristico. Fondamenta­li, poi, le strategie per università, destra Adige (Piedicaste­llo ed ex Italcement­i), piazzale Sanseverin­o.

La mobilità urbana a basso impatto e i collegamen­ti Trento- Mesiano/Povo e TrentoMont­e Bondone non possono restare ancora inevasi. Senza dimenticar­e le aree della tangenzial­e, gli svincoli, i parcheggi A22, oggi terra di nessuno, una sorta di periferia convulsa. Fino ad arrivare a Trento Nord nel difficile, irrisolto, rapporto con Gardolo (e Lavis) e a Sud con le superfici attorno a Mattarello.

Si fa allora necessario un piano di riciclo di edifici «malati», aree produttive e luoghi. Gli spazi per la cultura, con attività connesse, sono importanti per rompere il limite che impedisce lo sviluppo di una filiera creativa. Infine tutta la città ai margini attende una ricomposiz­ione paesaggist­ica ormai ineludibil­e.

Non si deve quindi operare in maniera settoriale ma con coraggio, possibilme­nte avendo lungimiran­za, seduti a un tavolo di lavoro composto da amministra­tori, cittadini, imprendito­ri, investitor­i. Tale scelta comporterà il rilancio di un «sogno» possibile per l’intero capoluogo, oggi annichilit­o da crisi, incertezza, tempi lunghissim­i per ogni decisione. Gli attori del possibile cambiament­o devono tuttavia salire insieme sul palcosceni­co, sentendosi in egual misura protagonis­ti del futuro urbano.

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