Schuster ai politici «Il caso Samuelle non insegna niente?»
TRENTO «Forse bisognerebbe chiedere ai nostri politici, che ora stanno piangendo lacrime di coccodrillo, cosa intendono fare per evitare che altri, come Samuelle, si tolgano la vita a causa delle discriminazioni subite». È l’amara riflessione dell’avvocato Alexander Schuster, impegnato da anni nelle lotte per i diritti della comunità Lgbt. Schuster era legato da un rapporto di amicizia, risalente ai tempi dell’università, con Samuelle Daves, la transgender di Riva del Garda toltasi la vita lunedì, nel giorno del suo 41esimo compleanno.
«Samuelle non è il primo caso in cui un transessuale o omosessuale trentino arriva al suicidio perché non si sente accettato da una società che ancora non ha imparato a apprezzare le differenze individuali» prosegue Schuster, ancora scosso dalla tragedia. «Solo tra le persone di mia conoscenza, Samuelle è la seconda transessuale a essersi tolta la vita per via delle discriminazioni subite. Non vedo come sia possibile chiudere ancora gli occhi davanti a casi come questi e ostinarsi a contrastare la lotta all’omofobia». Lotta all’omofobia che ieri veniva discussa anche in Consiglio provinciale, dove un disegno di legge di iniziativa popolare, presentato ancora nella scorsa legislatura, rischia di arenarsi a causa dell’ostruzionismo delle minoranze. «Mi sembra assurdo che qualcuno pensi, nel 2015, che contrastare gli stereotipi e le discriminazioni di genere significhi propagandare una fantomatica “ideologia gender” — critica Schuster — quando invece ciò che si cerca di fare è insegnare a non incasellare le persone in ruoli predefiniti e costrittivi. Chi si oppone a una legislazione contro l’omofobia, davanti a questo ennesimo suicidio, dovrebbe farsi un esame di coscienza».
La polemica si è ulteriormente inasprita dopo la gaffe fatta da Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Trentino, che per un manifesto «anti gender» hanno usato una fotografia di Leelah Alcorn, diciassettenne transessuale morta suicida a gennaio negli Usa a causa delle «terapie riparative» imposte dai genitori. La fotografa, Rose Morelli, ha querelato la sezione locale del partito: l’immagine, infatti, è disponibile al pubblico a patto che il contenuto non venga modificato. «Se vincerà la causa, Rose ha accettato la richiesta di devolvere il denaro versato da Fratelli d’Italia a un fondo intitolato a Samuelle Daves» anticipa Schuster.