L’omicida scrive ai figli dal carcere «Vi penso sempre, lei mi manca»
Prima del delitto progettava di suicidarsi. Trovato un biglietto
TRENTO «So che è un momento brutto e vi sentite soli, ma anche se non ci vedete io e la mamma siamo sempre vicini». Inizia così la lunga lettera, scritta a mano, in stampatello, di Marco Quarta. L’immobiliarista perginese, in carcere dal marzo scorso, ha preso carta e penna e ha deciso di scrivere ai suoi bambini.
Due facciate e mezzo di ricordi e raccomandazioni ai suoi piccoli che dice di aver amato tantissimo e di amare ancora. Quarta parla anche dell’omicidio, ma in modo sfumato e parla dell’amore della moglie, «manca tanto anche a me», come se nulla fosse accaduto, come se la sua mano, armata con un grosso coltello, non si fosse avventata con violenza contro il corpo fragile della donna. «Il papà ha fatto alla mamma una cosa tanto brutta — scrive — e purtroppo è difficile tornare indietro.. per questo per un po’ di tempo non potrò vedervi». Il pensiero di Quarta è sempre rivolto ai figli: «Vi penso sempre». Ed è stato proprio questo amore forte e la paura di perderli che avrebbero spinto Quarta ad uccidere. Ma prima del delitto l’uomo aveva pensato di uccidersi. I carabinieri del nucleo investigativo, pochi giorni dopo il delitto il 16 marzo, avevano infatti trovato una lettera indirizzata ai figli, ai genitori e al fratello, scritta prima dell’omicidio. Una specie di testamento prima del gesto estremo. Quarta meditava di uccidersi, «perché non riesco a vivere senza i miei tesori» e così in otto pagine si preoccupa di sistemare anche le questioni finanziarie e l’eredità per i bambini. Poi l’addio ai genitori e al fratello.
Quarta voleva uccidersi, ma non ci è riuscito e il 12 marzo scorso la rabbia, il senso di abbandono e frustrazione hanno armato la sua mano contro la moglie.