LA FERROVIA INDIGESTA
Nel luglio 2014, in visita al tunnel del Brennero, Renzi lo disse: i rapporti interni all’Unione europea tra un Nord rigoroso e un Sud in affanno di crescita passano attraverso l’antico valico che, oltre a essere una strada, è da sempre uno straordinario canale d’incontro tra popoli. Occorre assicurare il finanziamento dell’opera ferroviaria, perciò è indispensabile il fondo di 550 milioni accantonato da Autobrennero negli ultimi diciassette anni. Troveremo una soluzione per la proroga della concessione senza gara, concluse il premier.
Mantenne la parola: nel decreto «sblocca Italia» ecco apparire la norma per le proroghe autostradali italiane, collegate a investimenti nelle infrastrutture d’interesse generale e subordinate al benestare Ue. Io avevo intravisto lì la possibilità di un accordo tra Autobrennero e Brescia-Padova che insieme avrebbero potuto dare molta più forza al finanziamento del Tunnel ferroviario da Verona al Brennero (fino a 4 miliardi di euro, su un fabbisogno italiano di oltre 7 ). La Serenissima, rinunciando alla Valdastico Nord, aveva l’opportunità di allungare a 30 anni la sua proroga.
Qualcuno parlò addirittura di possibile fusione. Le cose sono poi andate diversamente e hanno avuto un’accelerazione con il «cambio» di guida al ministero delle infrastrutture, dove nell’aprile scorso Lupi ha lasciato il posto a Delrio. Troppe le differenze tra le due società, soprattutto una: Autobrennero è a larga maggioranza pubblica, con un pacchetto di controllo in mano alle Province di Trento e Bolzano, mentre nella Serenissima comandano privati e banche. Così riprende vigore per l’A22 la vecchia idea di una società «in house», cioè interamente pubblica, mentre Delrio, grande mediatore insieme al sottosegretario Bressa, pensa che «sulla Valdastico Trentino e Veneto alla fine troveranno un accordo» (molto gradito a Lega, Berlusconi e Fratelli d’Italia). In Autobrennero, a questo punto, è possibile che i soci pubblici acquistino le azioni in mano ai privati: sono solo il 16%, si tratta di dare loro un valore soddisfacente. L’operazione è in corso. Nella Serenissima invece i privati sono in maggioranza assoluta. Occorre assolutamente massimizzare i profitti. Meglio tenersi fuori dagli investimenti ferroviari (che non pagano) e fare la Valdastico, anche se l’opera è poco utile. Se vuole la proroga per Autobrennero, il Trentino se ne farà una ragione. Lo Stato troverà altrove i soldi (che non ha) per finanziare traforo e tratte adduttive. O, almeno, si spera riesca a trovarli.