L’assessora lamenta i ritardi nel riassetto nazionale «La volontà politica c’è e le idee non mancano»
«Presto attiva l’Agenzia per lo sviluppo». Poi l’appello: proporre interventi sostenibili
TRENTO «Abbiamo le idee e il confronto con i vari soggetti è iniziato, ma siamo condizionati dai ritmi nazionali». La frenata al processo di riforma del sistema della cooperazione internazionale trentina arriva dall’alto. A più di un anno dal varo della legge che rinnova l’assetto istituzionale del settore, la formazione dei nuovi organismi procede a rilento impedendo all’assessora Sara Ferrari di avviare la trasformazione a livello locale. Il contrattempo non è di natura burocratica, ma sta nel fatto che «siccome vogliamo che la riorganizzazione del sistema trentino sia coerente con quella nazionale, dobbiamo aspettare che diano attuazione alla legge». L’ultimo intoppo a livello temporale sono state le dimissioni rassegnate lo scorso 15 giugno dal viceministro degli Esteri Lapo Pistelli, di cui non è ancora stato individuato un successore.
Il progetto di revisione immaginato dall’assessora Ferrari prevede innanzitutto «la presenza di un braccio operativo per l’assessorato, rappresentato dall’agenzia per la cooperazione allo sviluppo trentino che, volendo fare un parallelo rispetto al ministero, corrisponderebbe alla direzione generale dell’agenzia nazionale per la cooperazione allo sviluppo». Tutto il resto, vale a dire «gli interventi che materialmente le associazioni mettono in campo», sarebbe gestito da «un’organizzazione più sistematica e integrata» dove Ferrari vede «potenziato il ruolo del Centro per la formazione alla solidarietà internazionale». Oggi come oggi esso «si occupa a 360 gradi di formazione e informazione intorno ai temi della cooperazione allo sviluppo», migliorando per esempio la consapevolezza e la competenza delle associazioni, illustrando i progetti in corso durante gli incontri pubblici e organizzando attività nelle scuole. Ciò che serve adesso, però, secondo l’assessora è «un centro che non faccia solo formazione ma che potenzi anche tutte le altre sue funzioni». Serve «mettere a sistema» maggiormente «il Trentino con le autorità locali dei Paesi dove operiamo, ma c’è bisogna sempre più passare dal livello nazionale e da quello europeo: se finora siamo stati bravi a costruirci una buona fama, ora non possiamo più permetterci di rimanere isolati ma dobbiamo costruire relazioni con il ministero». Per velocizzare i processi, portare esperienza governandone magari alcuni e «per fare massa critica che consenta di intercettare progetti europei».
Il primo passo in questa direzione è stato compiuto a febbraio, quando la Provincia ha ottenuto uno dei tre seggi di rappresentanza previsti per il sistema regionale nell’ambito del nuovo Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo, accanto a Toscana e Sardegna. «Si tratta di uno strumento di consultazione e proposta — spiega Ferrari — Esserci consente al Trentino di portare la propria competenza nella cooperazione anziché lavorare da solo, cosa che comunque continueremo a fare anche se pensiamo che la nuova frontiera sia rappresentata dal lavoro a un livello superiore».
Nel frattempo le oltre 275 associazioni trentine di volontariato operanti nei cinque continenti potranno continuare a contare sui fondi con cui la Provincia finanzia per il 70% i progetti vincitori dei bandi annuali anche se la riduzione del bilancio provinciale ha come conseguenza un calo dei fondi destinati alla cooperazione, oggi circa 10 milioni, equivalenti allo 0,25% del bilancio stesso. Ma non è l’unico problema: il patto di stabilità, infatti, impedisce alla Provincia di distribuire le risorse come in passato, frammentandole piccole tranche. «Siamo consapevoli che in questo momento molte associazioni stanno soffrendo — spiega Ferrari — La causa, però, non è una diminuzione dell’impegno da parte nostra, né una volontà politica».
Alle associazioni verrà semcepresidente più chiesto di «proporre interventi sostenibili, che non si fondino sull’idea del dono ma camminino con le loro gambe perché lo sviluppo di quei Paesi è un vantaggio collettivo», inoltre «l’ottima reputazione e i contatti che il Trentino si è costruito negli anni» potranno essere sfruttati «per sostenere le nostre imprese intenzionate ad avviare attività profit lì, ma in cambio dovranno essere garantite sostenibilità economica, ambientale e sociale». L’assessora ricorda infine che l’accompagnamento internazionale della cooperazione allo sviluppo «è del resto un indirizzo nazionale contenuto nella nuova legge, oltre che della Commissione europea».