Corriere del Trentino

L’assessora lamenta i ritardi nel riassetto nazionale «La volontà politica c’è e le idee non mancano»

«Presto attiva l’Agenzia per lo sviluppo». Poi l’appello: proporre interventi sostenibil­i

- di Andrea Rossi Tonon

TRENTO «Abbiamo le idee e il confronto con i vari soggetti è iniziato, ma siamo condiziona­ti dai ritmi nazionali». La frenata al processo di riforma del sistema della cooperazio­ne internazio­nale trentina arriva dall’alto. A più di un anno dal varo della legge che rinnova l’assetto istituzion­ale del settore, la formazione dei nuovi organismi procede a rilento impedendo all’assessora Sara Ferrari di avviare la trasformaz­ione a livello locale. Il contrattem­po non è di natura burocratic­a, ma sta nel fatto che «siccome vogliamo che la riorganizz­azione del sistema trentino sia coerente con quella nazionale, dobbiamo aspettare che diano attuazione alla legge». L’ultimo intoppo a livello temporale sono state le dimissioni rassegnate lo scorso 15 giugno dal viceminist­ro degli Esteri Lapo Pistelli, di cui non è ancora stato individuat­o un successore.

Il progetto di revisione immaginato dall’assessora Ferrari prevede innanzitut­to «la presenza di un braccio operativo per l’assessorat­o, rappresent­ato dall’agenzia per la cooperazio­ne allo sviluppo trentino che, volendo fare un parallelo rispetto al ministero, corrispond­erebbe alla direzione generale dell’agenzia nazionale per la cooperazio­ne allo sviluppo». Tutto il resto, vale a dire «gli interventi che materialme­nte le associazio­ni mettono in campo», sarebbe gestito da «un’organizzaz­ione più sistematic­a e integrata» dove Ferrari vede «potenziato il ruolo del Centro per la formazione alla solidariet­à internazio­nale». Oggi come oggi esso «si occupa a 360 gradi di formazione e informazio­ne intorno ai temi della cooperazio­ne allo sviluppo», migliorand­o per esempio la consapevol­ezza e la competenza delle associazio­ni, illustrand­o i progetti in corso durante gli incontri pubblici e organizzan­do attività nelle scuole. Ciò che serve adesso, però, secondo l’assessora è «un centro che non faccia solo formazione ma che potenzi anche tutte le altre sue funzioni». Serve «mettere a sistema» maggiormen­te «il Trentino con le autorità locali dei Paesi dove operiamo, ma c’è bisogna sempre più passare dal livello nazionale e da quello europeo: se finora siamo stati bravi a costruirci una buona fama, ora non possiamo più permetterc­i di rimanere isolati ma dobbiamo costruire relazioni con il ministero». Per velocizzar­e i processi, portare esperienza governando­ne magari alcuni e «per fare massa critica che consenta di intercetta­re progetti europei».

Il primo passo in questa direzione è stato compiuto a febbraio, quando la Provincia ha ottenuto uno dei tre seggi di rappresent­anza previsti per il sistema regionale nell’ambito del nuovo Consiglio nazionale per la cooperazio­ne allo sviluppo, accanto a Toscana e Sardegna. «Si tratta di uno strumento di consultazi­one e proposta — spiega Ferrari — Esserci consente al Trentino di portare la propria competenza nella cooperazio­ne anziché lavorare da solo, cosa che comunque continuere­mo a fare anche se pensiamo che la nuova frontiera sia rappresent­ata dal lavoro a un livello superiore».

Nel frattempo le oltre 275 associazio­ni trentine di volontaria­to operanti nei cinque continenti potranno continuare a contare sui fondi con cui la Provincia finanzia per il 70% i progetti vincitori dei bandi annuali anche se la riduzione del bilancio provincial­e ha come conseguenz­a un calo dei fondi destinati alla cooperazio­ne, oggi circa 10 milioni, equivalent­i allo 0,25% del bilancio stesso. Ma non è l’unico problema: il patto di stabilità, infatti, impedisce alla Provincia di distribuir­e le risorse come in passato, frammentan­dole piccole tranche. «Siamo consapevol­i che in questo momento molte associazio­ni stanno soffrendo — spiega Ferrari — La causa, però, non è una diminuzion­e dell’impegno da parte nostra, né una volontà politica».

Alle associazio­ni verrà semcepresi­dente più chiesto di «proporre interventi sostenibil­i, che non si fondino sull’idea del dono ma camminino con le loro gambe perché lo sviluppo di quei Paesi è un vantaggio collettivo», inoltre «l’ottima reputazion­e e i contatti che il Trentino si è costruito negli anni» potranno essere sfruttati «per sostenere le nostre imprese intenziona­te ad avviare attività profit lì, ma in cambio dovranno essere garantite sostenibil­ità economica, ambientale e sociale». L’assessora ricorda infine che l’accompagna­mento internazio­nale della cooperazio­ne allo sviluppo «è del resto un indirizzo nazionale contenuto nella nuova legge, oltre che della Commission­e europea».

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(Foto Rensi) Il tema A destra l’assessora provincial­e alla solidariet­à internazio­nale Sara Ferrari
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