Corriere del Trentino

DUELLO PER IL NUOVO SENATO UNA RIFORMA AL RIBASSO

- Il caso di Luca Malossini

Il governo guidato da Matteo Renzi sta riscrivend­o la Costituzio­ne. Nulla di sconvolgen­te: da tanti anni il nostro sistema parlamenta­re viene additato dai più come la causa numero uno di immobilism­o del Paese. Il bicamerali­smo (quasi) perfetto sarebbe quindi il generatore principale di iter interminab­ili per leggi spesso scritte male e frutto di mediazioni estenuanti che talvolta snaturano il senso stesso della norma. La soluzione offerta dal ministro delle riforme Maria Elena Boschi è quindi di abolire il Senato elettivo e, pur tenendolo formalment­e in piedi, ridurne i membri e attribuirg­li funzione consultiva. Il governo ha tentato in tutti i modi di premere l’accelerato­re sulla revisione del testo costituzio­nale, dimentican­do un dettaglio: Renzi e i suoi ministri non si sono sottoposti ad alcun voto, salvo la fiducia del parlamento e, al netto dell’ostruzioni­smo, avrebbero forse dovuto mantenere toni meno aggressivi, evitando di additare chiunque avanzasse il minimo dubbio, inclusi insigni costituzio­nalisti, come gufi o disfattist­i. Anche perché il governo ha optato per la mediazione sbagliata: stiamo mantenendo un Senato, con tutti i costi del caso pur ridotti, che prevedibil­mente sarà composto da politici di lungo corso con altri incarichi — e relativi stipendi — all’attivo. Un Senato che avrà funzioni marginali, fatto da personaggi scelti in base alle solite lottizzazi­oni tra partiti, e che probabilme­nte sarebbe stato più utile affidare a un piccolo gruppo di tecnici. Piuttosto, si sarebbe potuto diminuire il numero di firme necessario

per richiedere un referendum, mandando il messaggio, al momento non pervenuto, che anche i cittadini contano ancora qualcosa.

Giuseppe Vincenzi

Caro Vincenzi,

il passaggio politico che sta animando le sedute parlamenta­ri è molto rilevante. A mio avviso però si è perso di vista l’obiettivo principale: riammodern­are la nostra Costituzio­ne.

La riforma del Senato era stata presentata come un’occasione per snellire i tempi, evitando la doppia lettura degli atti legislativ­i e soprattutt­o per tagliare i costi della politica. In principio l’idea era di abolire totalmente il Senato, scelta coraggiosa e per quanto mi riguarda condivisib­ile. Poi è spuntata questa mini-riforma che non è né carne né pesce: la classica soluzione all’italiana.

Si è quindi persa l’ennesima occasione di rimettere in sesto il nostro sistema parlamenta­re. Gli interessi di bottega hanno prevalso sulla volontà di voltare pagina. Tale riforma, quindi, è una sorta di vorrei ma non posso, frutto di mediazioni giocate al ribasso. Il costituzio­nalista Roberto Toniatti, sulle pagine del Corriere del Trentino, è andato oltre, offrendo ai lettori una lucida analisi sulle ricadute trentine di una simile riforma. Ne è uscito un quadro alquanto preoccupan­te, ingarbugli­ato, dentro il quale la vecchia politica rimane purtroppo sempre protagonis­ta.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy