Corriere del Trentino

«L’Autonomia non è un fatto economico»

Saraceno: «Sui diritti civili Trentino indietro. Tanta ignoranza in materia»

- Fabio Parola

TRENTO Chiara Saraceno, una tra le più importanti sociologhe italiane, honorary fellow al Collegio Carlo Alberto di Torino e membro del Cda dell’Università di Trento non si stupisce dell’ennesimo stop posto dal Consiglio provincial­e alla discussion­e della legge contro l’omofobia.

Nonostante il disegno di legge sia stato presentato nella legislatur­a scorsa e, formalment­e, tutte le forze di maggioranz­a si siano impegnate per farlo approvare, pare si sia arrivati a un altro punto morto.

«Purtroppo il Trentino, che per molti temi si vanta, a buon diritto, di essere più avanti del resto del Paese, ha dimostrato poco interesse su temi come la parità di genere e la lotta all’omofobia. Certamente negli anni abbiamo visto politiche economiche lungimiran­ti, ma l’autonomia non può esaurirsi qui. Bisogna iniziare a chiedersi su che cosa si vuole essere “più avanti” rispetto agli altri».

I capigruppo di maggioranz­a in Consiglio provincial­e hanno ribadito di voler approvare la legge), ma tra le fila dei loro stessi compagni di partito sembra esserci più di un mal di pancia. Il dibattito in Aula ha mostrato picchi di volgarità notevoli. Perché tanta difficoltà?

«Il problema di temi quali l’identità di genere, i ruoli e gli stereotipi sociali e l’omosessual­ità è che troppo spesso il dibattito non è basato su alcuna prova fattuale. Vediamo una confusione incredibil­e nei ragionamen­ti che vorrebbero giustifica­re alcune prese di posizione. L’accordo manca per due motivi fondamenta­li: l’ignoranza in materia e il fatto che, per molti, parlare di identità di genere significa toccare la propria identità sessuale».

Si spieghi meglio.

«L’opposizion­e a priori di molti tradisce forse un incertezza di fondo, che rende necessario ancorare la propria identità di genere e il proprio orientamen­to sessuale a ruoli sociali stereotipa­ti».

I bambini giocano a calcio e le bambine a pallavolo, insomma.

«Esattament­e. È lo stesso ragionamen­to per cui un padre che fa il bagnetto al proprio bambino diventa un “mammo”. Il rischio, per gli oppositori, è che modificare le sedicenti leggi di natura che hanno regolato i ruoli sociali di uomini e donne significhi stravolger­e la società. Bisogna invece capire che ci sono molti modi diversi di essere maschi e femmine e nessuno di essi è “più naturale” degli altri. Non lo dico io, lo dicono la scienza e l’antropolog­ia. I progetti nelle scuole servono a insegnare ad apprezzare le diversità individual­i, a permettere a tutti di crescere armoniosam­ente».

Molti vorrebbero lasciare ai consigli di istituto la scelta sull’introduzio­ne di tali progetti.

«È assurdo. Sarebbe come lasciare libera la scelta sull’insegnamen­to delle teorie darwiniste o dei valori dell’antimafia. Insegnare il rispetto per gli altri non può essere opzionale. Una richiesta simile lascia intendere che, per alcuni, l’omofobia sia una posizione legittima».

Quali sono i suoi auspici per il ritorno del testo in aula?

«Spero che i consiglier­i provincial­i capiscano che l’autonomia va meritata anche affrontand­o il tema della lotta alle discrimina­zioni di genere. Se Trento dice di usare l’autonomia in modo appropriat­o, creando una società più coesa e ricca di capitale sociale, deve anche mostrare di essere all’avanguardi­a in queste battaglie per la civilizzaz­ione».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy