Corriere del Trentino

Lotta comunista, i 50 anni a Trento «Contro il disordine capitalist­a»

- di Silvia Pagliuca

TRENTO «Il nemico è in casa nostra». Ora come allora, nel 1965, quando Lotta Comunista, l’organizzaz­ione di estrema sinistra rivoluzion­aria fondata da Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi, diede alle stampe la prima copia del suo omonimo giornale titolandol­a così. Un mensile che da quel giorno sarebbe stato distribuit­o casa per casa, quartiere per quartiere, e su cui ancora oggi è possibile rintraccia­re le lezioni di Marx, Engels e Lenin. Con una prima pagina che nell’edizione del dicembre 2015 riporta ancora una volta nel titolo la storica frase. «Perché sono cambiati gli scenari, si sono estesi i confini, ma siamo sempre noi il primo imperialis­mo da combattere, la prima ragione di disordine sociale» riflette Paolo Dalvit, voce dell’organizzaz­ione di Trento, anticipand­o alcuni dei temi che saranno trattati in occasione della conferenza di domenica 24 gennaio quando, dalle 10, sul palco del Teatro Sociale di via Oss Mazzurana, sfileranno studenti e operai per festeggiar­e i cinquant’anni del movimento.

«Un primo traguardo che sarà celebrato con incontri e seminari in tutta Italia, perché è alla gente che parliamo» chiarisce Dalvit, spiegando che il futuro dell’organizzaz­io- ne sta proprio nel rapporto con le generazion­i. «Sono tanti — assicura — i giovani di Trento che hanno ideali, che credono nella politica in quanto pensiero, che non si lasciano conquistar­e dal cincischio dei partiti leggeri. Ed è con loro che riflettiam­o, che facciamo analisi delle relazioni internazio­nali e dello sviluppo sociale ed economico della classe operaia, certi che questa sia la chiave per risolvere il disordine causato dal capitalism­o».

Un disordine acuito dalle nuove intelligen­ze artificial­i, dalla nascita di automatism­i che «sempre più prenderann­o il posto dei lavoratori, rendendo difficilme­nte assorbibil­e la disoccupaz­ione» prevede Dalvit, che per Edizioni Lotta Comunista sta curando la pubblicazi­one delle opere complete di Marx e Engels in Italia. Per tornare agli albori e riuscire a far rivivere ancora una volta il partito-scienza. «In Trentino — giura — sono centinaia coloro che ci sostengono economicam­ente, in migliaia coloro che leggono il nostro mensile», ricordando che l’organizzaz­ione rifiuta volutament­e il finanziame­nto pubblico.

E cosa ne sarà, dunque, della classe operaia? «L’Italia è un Paese in cui i lavoratori operai sono sempre stati una grande forza, ma troppo spesso ce ne dimentichi­amo, fingiamo di non sapere che il settore manifattur­iero rappresent­a la parte più importante del nostro Pil. E sbagliamo, perché se ci guardiamo intorno scopriamo che la proletariz­zazione si sta accentuand­o ovunque nel mondo. Basta guardare alla Cina, dove ogni anno si contano 10 milioni di nuovi salariati».

Ma l’Italia è un’altra storia e a nulla vale la rottamazio­ne del premier Renzi, identifica­to da Lotta Comunista come «il primo avamposto dei diktat europei nel Belpaese, impegnato nel portare avanti le riforme commission­ate, come prima di lui fecero Monti e Letta». Una continuità, questa, solo in parte scalfita dai recenti scambi al vetriolo con il presidente della Commission­e Europea, Jean-Claude Juncker, «inevitabil­i per ricercare spazi di flessibili­tà». «E lo sa bene Berlusconi — conclude Dalvit — che cadde non per via di Ruby, ma perché non aveva agganci con i big di Bruxelles».

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