Martin Kerschbaum dirige l’orchestra internazionale Strauss «Porteremo gioia»
Per la musica colta, specie per il grande repertorio classico mitteleuropeo, gli steccati cadono ogni giorno. Ed è bene che intorno a Capodanno non si eseguano e ascoltino solo polke e mazurke. Così come la grande tradizione straussiana non venga relegata ai giorni che attraversano l’anno vecchio e quello che verrà. Eccoci dunque a confermare che due concerti nel nome di Johann Strauss si accingono a siglare il primo mese del nuovo anno, l’occasione è offerta dal tour europeo dell’orchestra austriaca K&K Philharmoniker, una produzione austriaca di alta scuola, che farà tappa domenica al Kursaal di Merano e martedì all’Auditorium S. Chiara di Trento, alle 20.30. Sono ancora disponibili biglietti presso www.showtimeticket.com. Le musiche dell’opera pressoché inesauribile di Strauss saranno presentate dall’ Orchestra internazionale Johann Strauss di Vienna, diretta da Martin Kerschbaum, che dal 1996 entusiasma il pubblico in tutta Europa.
Maestro Kerschbaum, cosa vuol dire eseguire Strauss in Europa nel nuovo secolo?
«Vuole dire portare avanti e continuare una tradizione viennese e di cercare di far sentire al pubblico di oggi un tocco del gusto per la vita dei tempi di Strauss. Le pare poco?».
E qual è lo stereotipo più grande che si consuma ancor oggi intorno alla sua musica?
«Credo proprio che sia supporre che questa musica sia facile da suonare. Nulla di più banale e di più sbagliato. Basta scorrere una partitura e pensare alla complessità strumentale».
Il merito maggiore di questa musica?
«Che sa portare gioia».
Strauss non solo a Natale o nelle feste. Va suonato sempre. Condivide?
«Sono assolutamente d’accordo. La musica buona può sempre essere ascoltata».
Da quanti anni dirige questa orchestra e perché?
«Collaboro per il primo anno con questa orchestra. Sono stato richiesto e ho accettato molto volentieri».
Qual è il pubblico in Europa che ama più Strauss, dopo quello austriaco?
«Il pubblico italiano è molto affezionato alla musica di Strauss».
Maestro, ritiene che Strauss sia anche un simbolo culturale?
«Certamente. Strauss è unico anche oggi».