Macroregione, 200 Comuni veneti sono interessati
STRA ( VENEZIA) « Privilegi » , «vantaggi competitivi», «finanziamenti stellari». La definizione conta poco ma i fortunelli e scomodi vicini che ne godono, ovvero Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, da tempo invidiati per la loro natura a statuto speciale, ieri erano i convitati di pietra. È la voglia di raggiungerli ha dato vita a questo evento che si fa movimento per creare la Macroregione del Triveneto.
Complice forse l’Apoteosi dei Pisani che scruta maestosa dal soffitto affrescato del Salone del Tiepolo di Villa Pisani a Stra, al confine fra Venezia e Padova, l’idea di una via legale per «annettere» Province e Regione autonome a una rediviva Serenissima è piaciuta parecchio. Forse perché se non puoi battere il nemico, l’unica strada è allearsi. O meglio: fondersi. Di questo hanno sentito parlare i tanti sindaci presenti ieri al convegno dedicato alla Macroregione Triveneta. Si punta «a quell’Europa che è diventata l’Europa delle Regioni, — spiega l’avvocato Ivone Cacciavillani, anima del progetto — se si vuole competere in questo mondo globale, servono regioni grandi e forti con un numero adeguato di abitanti e un Pil da Baviera o Sassonia». Erano presenti oltre 200 amministrazioni su di un totale di 570 comuni veneti. Numeri alti che, secondo una prima simulazione, coprirebbero più della metà del «quorum» necessario per arrivare ad avere un referendum per la fusione di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. «Abbiamo calcolato che se anche solo i primi 71 comuni che si sono dichiarati disponibili aderissero potremmo presentare la richiesta di legittimità alla Cassazione», spiega Alex Chasen, uno del comitato promotore.
«Mentre si andava in Val Pusteria, mio figlio di 25 anni ha riassunto inconsapevolmente la questione: papà, Padola, ultimo comune veneto prima dell’Alto Adige, sembra il far west, subito dopo inizia l’Eldorado». È così che Paolo Avezzù, presidente del consiglio comunale di Rovigo, ha strappato l’applauso più lungo concludendo «è una macro-ingiustizia, per questo serve una macro-regione».