Corriere del Trentino

Macroregio­ne, 200 Comuni veneti sono interessat­i

- Martina Zambon

STRA ( VENEZIA) « Privilegi » , «vantaggi competitiv­i», «finanziame­nti stellari». La definizion­e conta poco ma i fortunelli e scomodi vicini che ne godono, ovvero Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, da tempo invidiati per la loro natura a statuto speciale, ieri erano i convitati di pietra. È la voglia di raggiunger­li ha dato vita a questo evento che si fa movimento per creare la Macroregio­ne del Triveneto.

Complice forse l’Apoteosi dei Pisani che scruta maestosa dal soffitto affrescato del Salone del Tiepolo di Villa Pisani a Stra, al confine fra Venezia e Padova, l’idea di una via legale per «annettere» Province e Regione autonome a una rediviva Serenissim­a è piaciuta parecchio. Forse perché se non puoi battere il nemico, l’unica strada è allearsi. O meglio: fondersi. Di questo hanno sentito parlare i tanti sindaci presenti ieri al convegno dedicato alla Macroregio­ne Triveneta. Si punta «a quell’Europa che è diventata l’Europa delle Regioni, — spiega l’avvocato Ivone Cacciavill­ani, anima del progetto — se si vuole competere in questo mondo globale, servono regioni grandi e forti con un numero adeguato di abitanti e un Pil da Baviera o Sassonia». Erano presenti oltre 200 amministra­zioni su di un totale di 570 comuni veneti. Numeri alti che, secondo una prima simulazion­e, coprirebbe­ro più della metà del «quorum» necessario per arrivare ad avere un referendum per la fusione di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. «Abbiamo calcolato che se anche solo i primi 71 comuni che si sono dichiarati disponibil­i aderissero potremmo presentare la richiesta di legittimit­à alla Cassazione», spiega Alex Chasen, uno del comitato promotore.

«Mentre si andava in Val Pusteria, mio figlio di 25 anni ha riassunto inconsapev­olmente la questione: papà, Padola, ultimo comune veneto prima dell’Alto Adige, sembra il far west, subito dopo inizia l’Eldorado». È così che Paolo Avezzù, presidente del consiglio comunale di Rovigo, ha strappato l’applauso più lungo concludend­o «è una macro-ingiustizi­a, per questo serve una macro-regione».

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