Corriere del Trentino

LA TRAGEDIA DELLA VALLE AURINA E LE MOLTE VARIABILI IN CAMPO L’

- Il caso di Luca Malossini Paolo Vescoli

Tragedie come quella avvenuta sabato su Monte Nevoso in valle Aurina lasciano addolorati e sgomenti. Incredibil­e come basti un attimo per travolgere sei vite e spazzarle via. Oltretutto, il fatto è avvenuto in una giornata in cui il pericolo valanghe era basso. Una sciagura inattesa, in cui hanno perso la vita non delle persone sprovvedut­e, ma sportivi esperti. Uno di loro, addirittur­a, aveva scalato un Ottomila. Certo, ha ragione Reinhold Messner quando dice che bisogna considerar­e tanti fattori, come il vento o la presenza di cunicoli innevati, e non solo il bollettino valanghe. Però mi chiedo cosa si possa fare per prevenire simili incidenti. Ci vorrebbero più corsi sulla sicurezza, più regole? Lo scialpinis­mo è una pratica sempre più diffusa e, come sottolinea­va anche il Re degli Ottomila, le nostre Alpi sono sempre più frequentat­e, ma purtroppo anche teatro di tragedie come quella di sabato. Facciamo in modo che il numero di vittime non continui ad aumentare di pari passo al numero di persone che si appassiona­no alle vette.

Caro Vescoli,

inchiesta che il procurator­e capo di Bolzano, Guido Rispoli, ha deciso di aprire per accertare eventuali responsabi­lità aiuterà a ricostruir­e la dinamica della tragedia della valle Aurina. Addentrars­i ora in giudizi avventati sarebbe un azzardo, anche se va ricordato che la comitiva era composta da persone esperte.

Quando si decide di affrontare una montagna, con gli sci o senza, c’è sempre un fattore di rischio. Del resto il discorso vale anche quando ci mettiamo alla guida di una macchina. In tutti i casi, serve attenzione e prudenza, anche se dietro l’angolo la fatalità può essere in agguato.

Sui consigli da dare a chi vuole vivere le emozioni dello scialpinis­mo, prendo in prestito l’esperienza di Franco Brevini che sul Corriere della Sera di domenica ha scritto: «Se non si è davvero sicuri delle proprie competenze, è meglio ricorrere a una guida alpina». Non è banale, perché ho testimonia­nza di persone che credendo di conoscere tutto non prestano attenzione al piccolo particolar­e che magari può fare la differenza, soprattutt­o in montagna. La fortuna, indubbiame­nte, può dare una mano a evitare le disgrazie. Ma quando la dea bendata decide di voltarsi da un’altra parte può essere troppo tardi. Come afferma Brevini, infine, la consultazi­one dei bollettini delle valanghe è imprescind­ibile, ma soprattutt­o si deve seguire l’andamento del manto nevoso a livello locale, cosa non facile per chi arriva da fuori.

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