Corriere del Trentino

Diatec senza sosta Doppio impegno nel giro di 72 ore

- Erica Ferro

TRENTO Il giorno dopo la débâcle trentina in Puglia tornano alla mente le parole della vigilia di Radostin Stoytchev: «Gara 2 sarà una partita molto diversa — diceva —. Molfetta in casa gioca sempre la propria miglior pallavolo». E infatti. Quella scesa in campo domenica al PalaPoli per il secondo atto dei quarti di finale dei playoff scudetto non è sembrata nemmeno la lontana parente della fallosa e arrendevol­e Exprivia che si era presentata al PalaTrento . E la Diatec ne ha fatto le spese. La formazione meno ispirata del solito al servizio e decisament­e fallosa in attacco che aveva giocato gara 1 ha lasciato il posto a un sestetto in grado di sfoderare una prestazion­e maiuscola dai nove metri (17 ace in quattro set a fronte di 16 errori), che ha mandato malamente nella buca la ricezione trentina, e carichissi­ma in attacco: se Hernandez nella prima partita non aveva brillato, nel palazzetto di casa ha fatto fuoco e fiamme, al paio con l’ex di turno Michele Fedrizzi, alla fine mvp. Trento non è riuscita a reagire, perlomeno non fino in fondo: dopo aver riaperto la partita con una netta affermazio­ne nel terzo set, la luce in casa gialloblù si è spenta, lasciando ai pugliesi l’euforia e la certezza di un’altra partita casalinga, il giorno di Pasqua. La corsa di Trento, dunque, si complica. Oltre a dover riprendere l’aereo per Molfetta tra poco più di dieci giorni, nel giro di 72 ore, fra giovedì e sabato, Giannelli e compagni sono attesi da due partite casalinghe dall’importanza vitale, prima in Champions league contro il Belgorod e poi di nuovo contro l’Exprivia per la partita che consegnerà a una delle due formazioni il primo match ball della serie. E come dice Stoytchev «giocare a pallavolo non sarà sufficient­e»: «Dovremo inventarci una strategia particolar­e — ammette — in Europa Kaziyski non potrà giocare e con tre atleti ai box (Lanza, Djuric e De Angelis, ndr) e due infortunat­i che hanno giocato senza allenarsi (Colaci e Solè, ndr) è difficile preparare le partite, io non so come condurre un allenament­o con sette o otto giocatori: l’unica cosa che possiamo fare è migliorare la nostra condizione fisica e imparare a gestire le partite in questa strana situazione». In pratica, «il campionato è diventato soprattutt­o una guerra tra staff medici e non so quanto faccia bene al movimento italiano».

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