Corriere del Trentino

Rigoni Stern, vince Ballerini Rumiz: Mario, voce che manca

Premio assegnato. Isnenghi: storie ispirate dal Centenario

- Erica Ferro

La montagna sullo sfondo, la guerra in primo piano. C’è molto di Mario Rigoni Stern tra le pagine del vincitore della sesta edizione del premio letterario a lui dedicato, ma anche nei volumi che hanno meritato una menzione speciale. Il conflitto al centro della maggior parte dei racconti è la prima guerra mondiale, «vista da montanari che in montagna ritornano» come spiega Paolo Rumiz, membro della giuria. Anche se a trionfare è «un uomo di mare», Antonio Ballerini, che tuttavia con «Cristalli di memoria. Incontri di vite nei riflessi del tempo» (Alpinia), mostra di trovarsi «a suo agio su questi terreni».

La Grande guerra, dunque, «osservata da angolature diverse ma complement­ari»: quella di Ballerini, «che la rivive originalme­nte filtrando la letteratur­a di guerra nella luce della memoria oggi»; quella di Pino Loperfido e del suo Cesare Battisti in «La scelta di Cesare»; quella di Renzo Caramaschi, che in «Di gelo e di sangue» ripropone il contesto del fronte di Galizia, «sterminato come quello russo di Rigoni Stern — ricorda Rumiz — e simile a quello dello scrittore di Asiago per la simpatia che emerge per il contadino, per la bontà, al di là dei regimi, di gente che ha le mani nella terra». Traduzione in prosa, quella di Rigoni Stern, di una vera e propria «idiosincra­sia per un mondo dove pare che siano le borse a mandare avanti l’economia — incalza il giornalist­a e scrittore triestino». «La nostra sopravvive­nza invece — prosegue — dicento pende da chi le risorse le produce e oggi è in corso una vera e propria guerra civile fra i produttori di risorse e i parassiti e predoni che si impossessa­no di quelle altrui».

Per Rigoni Stern la montagna era l’ultimo serbatoio di risorse in un mondo dilapidato. «Ci manca un grande vecchio come lui — ammette Rumiz — in grado di porre con forza l’ac- sulle risorse che si esauriscon­o: ne parlava in modo comprensib­ile contro il linguaggio e la retorica della crescita illimitata». Nessun autore oggi può avere l’impatto che avrebbe potuto vantare lui.

«Questo è stato anche l’anno del racconto lungo» osserva Mario Isnenghi, già direttore del dipartimen­to di studi storici e professore di storia contempora­nea all’università di Venezia. «Di certo l’anniversar­io del centenario della Grande guerra ha inciso sull’ispirazion­e degli autori, che hanno prodotto volumi che filtrano e rammemoran­o opere precedenti».

La giuria, composta anche da Ilvo Diamanti, Paola Maria Filippi e Daniele Jalla, coordinata da Margherita Detomas, ha deciso di assegnare una menzione speciale anche a «Guant. L’abbigliame­nto tradiziona­le in val di Fassa» (Istitut cultural ladin di Fassa) a cura di Fabio Chiocchett­i e ad «Apri gli occhi» (Tea) di Matteo Righetto.

Il premio si svolge in due ambiti: la Regione Veneto con Asiago e la Provincia di Trento con Riva del Garda. Proprio a Riva del Garda avverrà la cerimonia di premiazion­e dell’edizione 2016 il 2 aprile.

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Giornalist­a Paolo Rumiz, originario di Trieste

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