LA REVANCHE E I CONTENUTI
Il terzo atto dell’itinerario congressuale del centrosinistra autonomista prevede la rappresentazione del Partito democratico. In teoria doveva essere l’appuntamento più atteso in cartellone, ma sia Unione per il Trentino sia Partito autonomista non hanno fatto mancare contrapposizioni forti (personali e di linea politica), un buon livello di partecipazione (assai mitigato nella quotidianità) e un epilogo malinconico. Nel caso dell’Upt è stata la deroga posteriore al segretario-assessore Tiziano Mellarini, in quello del Patt il saluto fascista del neo e già ex presidente Carlo Pedergnana. Rilanciare la politica incespicando su due suoi statuti — le regole e gli ideali — non è il massimo.
Nel Pd del Trentino il discrimine sembra essere ancora la sconfitta alle primarie di tre anni fa. La volontà di candidatura (o forse no) del vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi — o, in alternativa, del suo alter ego Italo Gilmozzi — pone in cima all’agenda delle priorità il tema della revanche al fine di sottrarre la leadership al mondo autonomista. L’ambizione è condivisa nel movimento dem e trova un suo punto di coagulo nell’esegesi critica della presidenza Rossi. Qui finisce la concordia sentimentale. Perché se Olivi, da un lato, cerca una ricomposizione ampia del partito e del potere sul suo nome (o prestanome), dall’altro ha perso alcuni sostenitori storici di sinistra, qualche circolo e il gruppo di giovani amministratori. Insieme pensano che chi è stato l’emblema della sconfitta non possa essere ora quello della riscossa. Il suggerimento è dunque di leggere «La strada per Roma» di Paolo Volponi.
La carambola di inibizioni reciproche, però, non pare aver risolto tutti i tatticismi. La differenza, nel prosieguo del cammino, la faranno la decisione o meno del gruppo dei giovani amministratori — il cui eccesso di cautela sembra più una caratteristica da vecchi mestieranti — di lanciare una propria candidatura (Elisabetta Bozzarelli, coordinatrice di Trento, in primis) per sparigliare il campo e l’opzione che cavalcherà l’ex assessora Donata Borgonovo Re, allontanatasi dalla corrente dei cattolici.
A latere ci sarebbero poi le grandi questioni come l’organizzazione del partito — sempre meno radicato in stile prima Forza Italia —, la perdita di consenso in termini assoluti, la marginalizzazione delle problematiche sociali, il ruolo subalterno assunto su alcune sfide chiave (terzo statuto, riforma istituzionale, nuove cittadinanze, politiche dell’istruzione, sostenibilità). Dopo i ruoli, forse i contenuti.