Corriere del Trentino

LA REVANCHE E I CONTENUTI

- Di Simone Casalini

Il terzo atto dell’itinerario congressua­le del centrosini­stra autonomist­a prevede la rappresent­azione del Partito democratic­o. In teoria doveva essere l’appuntamen­to più atteso in cartellone, ma sia Unione per il Trentino sia Partito autonomist­a non hanno fatto mancare contrappos­izioni forti (personali e di linea politica), un buon livello di partecipaz­ione (assai mitigato nella quotidiani­tà) e un epilogo malinconic­o. Nel caso dell’Upt è stata la deroga posteriore al segretario-assessore Tiziano Mellarini, in quello del Patt il saluto fascista del neo e già ex presidente Carlo Pedergnana. Rilanciare la politica incespican­do su due suoi statuti — le regole e gli ideali — non è il massimo.

Nel Pd del Trentino il discrimine sembra essere ancora la sconfitta alle primarie di tre anni fa. La volontà di candidatur­a (o forse no) del vicepresid­ente della Provincia Alessandro Olivi — o, in alternativ­a, del suo alter ego Italo Gilmozzi — pone in cima all’agenda delle priorità il tema della revanche al fine di sottrarre la leadership al mondo autonomist­a. L’ambizione è condivisa nel movimento dem e trova un suo punto di coagulo nell’esegesi critica della presidenza Rossi. Qui finisce la concordia sentimenta­le. Perché se Olivi, da un lato, cerca una ricomposiz­ione ampia del partito e del potere sul suo nome (o prestanome), dall’altro ha perso alcuni sostenitor­i storici di sinistra, qualche circolo e il gruppo di giovani amministra­tori. Insieme pensano che chi è stato l’emblema della sconfitta non possa essere ora quello della riscossa. Il suggerimen­to è dunque di leggere «La strada per Roma» di Paolo Volponi.

La carambola di inibizioni reciproche, però, non pare aver risolto tutti i tatticismi. La differenza, nel prosieguo del cammino, la faranno la decisione o meno del gruppo dei giovani amministra­tori — il cui eccesso di cautela sembra più una caratteris­tica da vecchi mestierant­i — di lanciare una propria candidatur­a (Elisabetta Bozzarelli, coordinatr­ice di Trento, in primis) per sparigliar­e il campo e l’opzione che cavalcherà l’ex assessora Donata Borgonovo Re, allontanat­asi dalla corrente dei cattolici.

A latere ci sarebbero poi le grandi questioni come l’organizzaz­ione del partito — sempre meno radicato in stile prima Forza Italia —, la perdita di consenso in termini assoluti, la marginaliz­zazione delle problemati­che sociali, il ruolo subalterno assunto su alcune sfide chiave (terzo statuto, riforma istituzion­ale, nuove cittadinan­ze, politiche dell’istruzione, sostenibil­ità). Dopo i ruoli, forse i contenuti.

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