«Riforma Doc Trentino, occorre maggiore coraggio»
«Città del vino» in campo contro le tendenze venete. Vignaioli, vertice con il Friuli
TRENTO Il Consorzio vini provinciale ha in mente di rinnovare il disciplinare della Doc Trentino e il 30 è in programma «un’audizione accertativa» ad hoc. Nel frattempo gira una bozza di riforma, che l’associazione «Città del vino», assieme ad altri soggetti, giudica «poco coraggiosa». Soprattutto a fronte di movimenti nel Triveneto, come la creazione della Doc interregionale del Pinot Grigio, oggetto tra l’altro di discussione fra i Vignaioli di Trentino e Friuli Venezia Giulia, preoccupati per l’imposizione delle logiche «di quantità» care al Veneto.
Franco Nicolodi, presidente regionale di «Città del vino», prende posizione assieme a Onav Trento, Confraternita di Bacco, Confraternita della vite e del vino, Skywine. «Il nuovo disciplinare dovrebbe ispirarsi ai modelli virtuosi della viticoltura dell’arco alpino», cosa che non avverrebbe nella proposta, poiché «si colgono timidezze di fondo». Mancano «un approfondimento rigoroso sul tema della produttività massima in campagna» e il «riconoscimento, con definizioni altimetriche rigorose, del carattere di viticoltura di montagna per le produzioni trentine». «Un revisione della Doc Trentino — prosegue Nicolodi — oggi si rende ancor più necessaria anche in riferimento all’imminente entrata a regime della denominazione Doc delle Venezie, capace di attrarre buona parte della produzione viticola del fondovalle» in particolare sul fronte del Pinot grigio, denominazione a cui il Trentino però ha aderito. «Una riforma che si spinga fino alla richiesta di riconoscimento della Docg», auspica Nicolodi. Sullo sfondo evidente lo zampino dei Vignaioli.
Nicolodi Definire produttività massima e altitudine in campagna