Ioppi: primari anestesisti, un ritorno fondamentale
Ioppi, presidente dell’Ordine: abbiamo chiesto noi il ripristino nelle valli. Repliche a Borgonovo Re
L’Ordine dei medici accoglie con favore la decisione di ripristinare i primari di anestesia nelle valli. Il presidente Marco Ioppi spiega che si tratta di una richiesta esplicita dei professionisti. «Quindici giorni fa — afferma — il Consiglio dell’Ordine dei medici ha inviato una lettera alla Provincia segnalando che il taglio dei primari negli ospedali di valle, in particolare dei primari anestesisti, comporta problemi».
TRENTO Il ripristino dei primariati di anestesia nelle valli è stata una richiesta dell’Ordine dei medici. Lo spiega il presidente Marco Ioppi, che plaude alla scelta della giunta.
Come valuta la decisione di ripristinare i primari di anestesia e rianimazioni negli ospedali di valle?
«Quindici giorni fa il Consiglio dell’Ordine dei medici ha inviato una lettera alla Provincia segnalando che il taglio dei primari negli ospedali di valle, in particolare dei primari anestesisti, comporta problemi. Il principio della multizonalità, introdotto nel 2014, non ha funzionato per tutti i servizi alla stessa maniera. Per radiologia o nefrologia non comporta particolari difficoltà il fatto che vi sia un primario nell’ospedale centrale e i medici che a lui fanno riferimento nell’ospedale di valle. Per l’urgenza-emergenza è diverso».
Perché?
«Perché serve una figura di riferimento che sia sempre reperibile e assicuri la continuità a fronte di un turnover molto alto degli anestesisti. Un giovane anestesista si trova di fronte a un’emergenza: con chi si consulta? Il primario dell’ospedale centrale magari non lo conosce nemmeno, e comunque di certo non conosce il paziente».
Scusi, ma il primario dell’ospedale di valle non è sempre reperibile. Anche lui ha un orario di lavoro.
«Sì, è così sulla carta. Ma nei fatti il primario di un ospedale di valle c’è sempre e dice ai suoi medici di chiamarlo al telefono per qualsiasi cosa. Lo dico perché anch’io facevo così. E poi il primario parla con i familiari dei pazienti e cura la formazione dei medici».
Borgonovo Re parla di «generali senza truppa » . Lei pensa che la presenza dei primari porterà i giovani anestesisti ad accettare il posto nelle valli se vinceranno i concorsi, al contrario di quanto avvenuto finora?
«Penso di sì. Finora le accettazioni sono state poche perché un giovane medico non vuole sobbarcarsi responsabilità che non gli sono proprie».
L’ex assessora Donata Borgonovo Re sostiene che questa decisione vada nella direzione opposta rispetto all’ospedale unico, che era l’obiettivo della multizonalità. È così?
«Per me no. L’ospedale unico è stata una grande intuizione e attuarlo è la vera sfida: ancora non ci siamo riusciti. I primari anestesisti nelle valli, al contrario, rafforzeranno la mobilità dei medici».
Il presidente del sindacato dei primari trentini, Enzo Galligioni, osserva però che è difficile pensare che due primari, uno nell’ospedale centrale e uno in quello periferico, facciano ruotare i propri medici.
«È un problema culturale, non dipende dal fatto che esista un primario anche in valle. Il punto è che non possiamo valutare i primari di valle per il numero di posti letto o per il numero di casi risolti autonomamente. Serve una maggiore integrazione tra centro e periferia, senza gelosie, affrontando le acuzie nelle strutture attrezzate e poi completando la cura negli ospedali di valle».