Corriere del Trentino

L’ATENEO COLTIVA IL PENSIERO LIBERO

- Di Roberto Caso

Oggi conta più come si studia di quello che si studia. L’università non pensa solo al mondo del lavoro, ma a formare persone autonome, in grado di pensare.

L’editoriale di Isabella Bossi Fedrigotti apparso sul Corriere del Trentino il 23 marzo scorso sostiene una tesi largamente condivisib­ile: quando un neodiploma­to sceglie l’università dovrebbe guardare più alla propria passione, alla propria vocazione che a calcoli relativi alla spendibili­tà del titolo di laurea sul mercato del lavoro.

Oggi conta più come si studia di quello che si studia e occorrereb­be superare la contrappos­izione tra materie scientific­he e umanistich­e, in quanto il vero vantaggio è dato dagli studi multidisci­plinari che consentono di cogliere la complessit­à e la mutabilità del mondo contempora­neo. Si potrebbe aggiungere che gli studi universita­ri non sono pensati solo per preparare all’inseriment­o nel mercato del lavoro, ma a formare persone autonome, in grado di pensare da sé ed elaborare un pensiero critico. Una società più colta è una società più sana, libera e democratic­a.

Tuttavia è indubbio che gli studenti si comportino e orientino le loro scelte riflettend­o anche sulle prospettiv­e di lavoro. Nelle righe di Isabella Bossi Fedrigotti si prende le mosse dal fatto che «mentre si riempiono fino all’inverosimi­le […] le facoltà di ingegneria, economia, giurisprud­enza, si svuotano quelle di storia, lettere, filosofia, geografia, matematica». Forse la giornalist­a si riferiva al panorama locale e non a quello nazionale.

Da professore di diritto che si è recentemen­te occupato, per ragioni istituzion­ali, di interrogar­e i numeri relativi alle immatricol­azioni ai corsi giuridici, posso testimonia­re che il corso di laurea magistrale a ciclo unico (di cinque anni) del dipartimen­to di Giurisprud­enza dell’Università di Trento è uno dei pochissimi in Italia a registrare negli ultimi anni una crescita.

Mentre l’università tutta nell’ultima decade ha perso il venti percento degli immatricol­ati, i corsi di studi giuridici si sono ridotti di un terzo. Non è un fenomeno che caratteriz­za solo il Sud, area del Paese che notoriamen­te sta soffrendo maggiormen­te della fuga dall’università, ma anche storiche e prestigios­e sedi del Centro e del Nord. Persino la timida ripresa del numero di immatricol­azioni nell’ultimo anno accademico non riguarda i corsi di diritto.

La crisi degli studi giuridici è un dato evidente, la cui cause sono ancora da approfondi­re. Di sicuro le lauree nelle materie giuridiche dovrebbero investire di più sul come si studia e sulla multidisci­plinarietà come si è provato a fare Trento, raccoglien­do un positivo riscontro.

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