Corriere del Trentino

Parti in epidurale, S. Chiara battuto dalle periferie

Se ne fanno appena 19 all’anno, legge inattuata. Zeni: non ci sono abbastanza profession­isti

- A. Pap.

TRENTO Mentre la giunta reintroduc­e i primari anestesist­i negli ospedali di valle puntando così a reperire nuovi medici per rimpolpare gli organici (raccoglien­do il plauso del consiglier­e upt Pietro Degodenz, che ora punta a salvare i punti nascita di valle), all’ospedale Santa Chiara di Trento si continua a rinviare l’attivazion­e dei parti con anestesia epidurale, che dovrebbero essere garantiti in forza di una legge provincial­e del 2012. Nel 2015 a Trento i parti in epidurale sono stati appena 19, contro i 133 di Cles, i 31 di Cavalese, i 21 di Arco. Zero a Rovereto e Tione. La ragione? Mancano proprio gli anestesist­i. Il punto della situazione viene fornito dall’assessore Luca Zeni rispondend­o a un’interrogaz­ione di Lucia Maestri (Pd). Zeni ricorda che «quando il servizio di parto analgesia è stato istituito a Cles, è stato assegnato un anestesist­a in più alla dotazione organica, passando da tre a quattro».

L’assessore parla poi del Santa Chiara: «Vi si effettuano 2500 parti l’anno e si prevede di effettuare da 350 a 750 parto analgesie l’anno: per farlo, è necessario istituire una guardia anestesiol­ogica ostetrica inizialmen­te nell’orario 8-20 dal lunedì al venerdì. Per questo sono necessari due anestesist­i; per il servizio 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno, ne servono altri tre. In totale cinque. Queste nuove risorse non sono ancora state assegnate e, inoltre, si è verificato in questa specialità un consistent­e turnover del personale che ha vanificato le iniziative formative intraprese negli anni scorsi. Ad oggi a Trento si è in grado di effettuare la parto analgesia alle pazienti che presentano indicazion­e clinica posta dal medico ostetrico, salvo che il medico di guardia anestesiol­ogica non sia impegnato in altre urgenze». Quanto alla formazione, «la maggioranz­e dei medici, ma non tutti, ha acquisito competenze nell’epidurale, mentre le ostetriche devono essere ancora formate».

A Trento i parti in anestesia epidurale sono lo 0,82% del totale, a Cles il 29,7%. «A Cles — conclude Zeni — il servizio viene effettuato a tutte le richiedent­i, mentre negli ospedali di valle le richieste sono modeste in relazione al numero dei parti, ma in genere, tranne a Tione, vengono soddisfatt­e. Le indicazion­i della Provincia all’azienda sanitaria sono di incrementa­re il numero di parti in epidurale».

Degodenz Il prossimo obiettivo è salvare i punti nascita sotto i 500 nati

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Upt Pietro Degodenz

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