INVESTIRE NEL NUOVO OSPEDALE IN TEMPI DI CRISI ECONOMICA
Sono rimasta basita per come si è conclusa la vicenda relativa al nuovo ospedale di Trento. Dalla televisione ho appreso che il bando è stato revocato e che adesso si riparte da zero: ciò significa perdere ulteriore tempo. Vista la scelta fatta, mi chiedo: è proprio necessario, in un momento di grande difficoltà economica, costruire un nuovo ospedale a Trento che comporterà l’investimento di molti soldi? Non sarebbe meglio invece destinare simili risorse ad altre priorità come ad esempio i punti nascita? Si tratta di domande spontanee considerando che l’attuale Santa Chiara è stato recentemente ristrutturato. Non vorrei che determinate scelte venissero prese sull’onda emozionale anziché essere basate su vere necessità. Il balletto attorno alla futura collocazione del Not (Nuovo ospedale trentino) mi ha dato l’impressione di molta sufficienza e di una mancanza di idee chiare. Spero vivamente di essermi sbagliata.
Angela Paola Donati, TRENTO
Gentile signora Donati,
Ritengo che la sua lettera parta da un presupposto sbagliato, ossia di legare la possibile realizzazione di un nuovo ospedale alla crisi economica. Se gli amministratori dovessero governare basandosi su simili parametri ci sarebbe da preoccuparsi. Come scrive anche lei, bisogna evitare di decidere in base alle emozioni, visto che abbiamo eletto delle persone chiamate a fare delle scelte (giuste o sbagliate sarà il tempo a dirlo), perché questo è il compito della politica.
Venendo al suo interrogativo sulla necessità o meno di dotare la città capoluogo di un nuovo ospedale, personalmente mi schiero senza esitazione dalla parte di quanti spingono in tale direzione. Mi hanno convinto i medici, le persone che quotidianamente lavorano a contatto con i pazienti. Gente, le posso assicurare, che non ha da difendere piccoli orticelli personali. Se affermano — non da oggi, per la verità — che l’attuale Santa Chiara non è più funzionale alle nuove esigenze della medicina, io sposo la loro tesi. Mi perdonerà la franchezza, gentile signora Donati, ma rinunciare a un investimento necessario in nome della congiuntura difficile non penso sia buona amministrazione: sarebbe semplicemente seguire l’aria che tira, evitare di fare arrabbiare chi alza la voce. Insomma, cattiva amministrazione.