Il ruolo strategico dell’Asia centrale nell’analisi del Nodo di Gordio
Come Marco Polo ha realizzato il suo sogno di raggiungere le terre d’Oriente, così «Il sogno di Marco Polo» è un progetto che intende rivisitare le relazioni politiche, diplomatiche ed economiche tra l’Italia e i Paesi al di là del Mediterraneo, lungo la rotta appunto del grande viaggiatore veneziano. Portavoce è «Il Nodo di Gordio», rivista quadrimestrale di geopolitica ed economia internazionale che, assieme al Centro Studi Vox Populi, ha dato alle stampe la monografia Il sogno di Marco Polo. Proiezioni della politica estera italiana dal Mediterraneo all’Asia Centrale (n. 16, 2016, pp. 198, euro 18, www.nodiodigordio.org). L’arte della diplomazia sta, di fatto, assumendo un ruolo sempre più delicato, ma al contempo crescente nella risoluzione dei grandi conflitti. Così diventa importante comprendere il valore del conoscere nuovi mondi senza imporre il proprio — come fece Marco Polo — a vantaggio di una politica estera sostenibile.
L’inquadramento storico, a partire dalla distinzione ancora di epoca romana di «occidente» e «oriente» fino all’uscita dall’embargo dell’Iran, viene delineato nella prefazione da Franco Cardini, direttore editoriale de Il Nodo di Gordio, mentre il presidente Daniele Lazzeri sottolinea come la cultura sia l’elemento fondamentale del soft power, «la capacità di far fare agli altri ciò che non avrebbero fatto altrimenti», onde evitare futuri scenari di crisi. Oltre agli interventi di diplomatici (Prigioni, Marsili), giornalisti (Negri), docenti (Chtatou), storici (Grandi) ed esperti a vario titolo, anche quello del politologo Andrea Marcigliano che punta l’attenzione sull’Asia centrale, a lungo sottoposta all’impero russo ed oggi suddivisa in nuove repubbliche (Turkmenistan, Kazakhstan, Uzbekistan…), terre cruciali per gli equilibri geo-politici e geo-economici del mondo intero.