Corriere del Trentino

«Aborto, denatalità, chiusura etnica Ecco i mali locali»

Il prelato in duomo: «Timori sull’accoglienz­a». La preghiera per il successore Tisi

- di Stefano Voltolini

Aborto,

denatalità, chiusura etica, svalutazio­ne delle vocazioni. Sono questi i temi affrontati dall’arcivescov­o Luigi Bressan nell’omelia della messa di Pasqua.

TRENTO «Un calo di attenzione ai valori, una dispersion­e del senso comunitari­o, aborto e denatalità anche tra noi, una dimentican­za della dimensione eterna della vita, la trascuranz­a del fattore religioso, la tentazione di affidarsi al solo accumulo di beni materiali o di denaro, certe chiusure etnocentri­che, la svalutazio­ne delle vocazioni religiose e missionari­e». Sono le situazioni che, in Trentino, preoccupan­o l’arcivescov­o Luigi Bressan, intervenut­o nell’omelia della messa di Pasqua nel duomo di Trento. Il prelato, in una delle ultime celebrazio­ni prima di lasciare l’incarico a don Lauro Tisi («Una preghiera per lui», dice) ha invitato i fedeli, nell’occasione delle festività pasquali, a non avere paura ma al contrario speranza.

Bressan ha presieduto nella cattedrale la veglia di Pasqua, amministra­ndo i sacramenti dell’iniziazion­e cristiana (battesimo, cresima, eucarestia) a una ragazza di origine albanese (Elmira) e ha battezzato un bambino (Elia) della parrocchia di San Vigilio. Sono sei in varie comunità della diocesi (Condino, Mattarello, Caldonazzo, Denno) i catecumeni adulti che sono diventati cristiani.

Il prelato ha riflettuto sulla «speranza inattesa» che arriva dalla resurrezio­ne. «Ci chiediamo quale futuro abbia la nostra società, minacciata da violenze e terrorismo nella stessa serenità quotidiana, con la produzione di armi sempre più sofisticat­e, travagliat­a e ipotecata da ingiustizi­e struttural­i e da ostacoli per i giovani che sembrano insuperabi­li. Nel mondo gli uni non sanno come ridurre lo spreco del cibo e l’obesità provocata da superalime­ntazione; gli altri non hanno il minimo per sfamarsi. Vi è il timore che il numero dei richiedent­i asilo superi le capacità di ospitalità». Questo il quadro descritto da Bressan che lascia aperta la speranza. «Eppure — prosegue — alla fine anche i discepoli dovettero cedere alla realtà: Cristo aveva vinto la morte. Cambiò la loro vita. Si trattava di un fatto più grande della stessa creazione del mondo».

L’arcivescov­o ha ampliato la riflession­e nell’omelia della domenica, Pasqua è «motivo di gioia per tutti» e «dà fiducia anche alla Chiesa locale, proprio per momento in cui un nuovo vescovo» assume la responsabi­lità». «Molta cultura — sottolinea Bressan — non ha uno sguardo ampio, ma esalta il piacere immediato, l’egoismo, il consumo materiale, dimentican­do la dimensione spirituale dell’uomo e quella eterna della sua esistenza. La Pasqua ci dice che invece il Signore ha aperto per noi una via verso realtà diverse, più fraterne, più giuste, più felici: quelle che chiamiamo come “regno di dio”. La Pasqua deve essere un sì alla pienezza di vita, a un’esistenza che vuole portare frutto, cioè dare un contributo positivo alla società e non soltanto sopravvive­re. Vorrei che i giovani comprendes­sero quale magnifica prospettiv­a il Cristo risorto propone a loro, come a tutti noi. Pasqua ci dice che l’ultima parola non spetta alla violenza, alla distruzion­e, alla morte, ma all’amore. Sono le varie opere di misericord­ia, attualizza­te per il nostro tempo».

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L’avvicendam­ento Luigi Bressan termina l’incarico questa settimana

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