RIGENERAZIONE E FINALITÀ SOCIALI
La vicenda del riuso degli spazi pubblici abbandonati all’interno del comparto del Centro Santa Chiara a Trento ci porta a fare alcune considerazioni nel merito dei processi di rigenerazione urbana. Stiamo parlando di più della metà della cubatura esistente nel comparto di proprietà comunale, vuota e inutilizzata, che in questi giorni vede perlomeno la decisione di riutilizzare parzialmente l’ex mensa come centro culturale, artistico e giovanile.
Restano ancora da accogliere le giuste proposte degli Ordini degli architetti e degli ingegneri per il recupero parziale dell’ex mensa, proposta che vede frapporre ostacoli burocratici inspiegabili a fronte di un impegno economico degli Ordini per rigenerare l’edificio. Rimane inoltre da decidere se la rimanente cubatura lasciata vuota dal trasferimento della Facoltà di Lettere possa finalmente trovare definitiva sistemazione con la sede del liceo delle arti. Se la rigenerazione urbana non incrocia una finalità sociale e culturale legata ai bisogni della comunità in cui è inserita, difficilmente quegli spazi possono essere valorizzati. Sono spazi che possono diventare contenitori di nuove filiere di prodotti e di servizi rivolti alla comunità, luoghi di animazione sociale e di nuovo mutualismo, luoghi da destinare alla sperimentazione e all’imprenditorialità. Ecco che la rigenerazione è un atto non più speculativo, bensì generativo.
Per attivare nuovi processi di rigenerazione non basta l’intervento della pubblica amministrazione, ma occorrono politiche che sappiano decidere e attivare collaborazione fra una pluralità di soggetti portatori di interessi, di risorse e di istanze di cambiamento. In tal senso l’amministrazione diventa il soggetto capace di abilitare, accompagnare e valutare processi che nascono dal basso e che hanno istanze e proposte concrete legate al diverso uso dei nuovi spazi. Istanze ibride e plurali. Oltre al metodo di governo, è poi indispensabile semplificare e allineare le normative a un diverso uso degli spazi: la legislazione odierna (nonostante l’innovazione introdotta dalla nuova legge urbanistica) è pensata per un mondo che non c’è più. Oggi abbiamo beni immobili che non hanno più mercato e sono all’origine del degrado sociale di molte città e, nello stesso tempo, registriamo una crescente quantità di persone che non hanno accesso alla casa. La rigenerazione urbana può diventare una grande occasione per dare vita a un nuovo modo di intendere la produzione edilizia: una produzione come fatto sociale.