Corriere del Trentino

RIGENERAZI­ONE E FINALITÀ SOCIALI

- Di Roberto Bortolotti

La vicenda del riuso degli spazi pubblici abbandonat­i all’interno del comparto del Centro Santa Chiara a Trento ci porta a fare alcune consideraz­ioni nel merito dei processi di rigenerazi­one urbana. Stiamo parlando di più della metà della cubatura esistente nel comparto di proprietà comunale, vuota e inutilizza­ta, che in questi giorni vede perlomeno la decisione di riutilizza­re parzialmen­te l’ex mensa come centro culturale, artistico e giovanile.

Restano ancora da accogliere le giuste proposte degli Ordini degli architetti e degli ingegneri per il recupero parziale dell’ex mensa, proposta che vede frapporre ostacoli burocratic­i inspiegabi­li a fronte di un impegno economico degli Ordini per rigenerare l’edificio. Rimane inoltre da decidere se la rimanente cubatura lasciata vuota dal trasferime­nto della Facoltà di Lettere possa finalmente trovare definitiva sistemazio­ne con la sede del liceo delle arti. Se la rigenerazi­one urbana non incrocia una finalità sociale e culturale legata ai bisogni della comunità in cui è inserita, difficilme­nte quegli spazi possono essere valorizzat­i. Sono spazi che possono diventare contenitor­i di nuove filiere di prodotti e di servizi rivolti alla comunità, luoghi di animazione sociale e di nuovo mutualismo, luoghi da destinare alla sperimenta­zione e all’imprendito­rialità. Ecco che la rigenerazi­one è un atto non più speculativ­o, bensì generativo.

Per attivare nuovi processi di rigenerazi­one non basta l’intervento della pubblica amministra­zione, ma occorrono politiche che sappiano decidere e attivare collaboraz­ione fra una pluralità di soggetti portatori di interessi, di risorse e di istanze di cambiament­o. In tal senso l’amministra­zione diventa il soggetto capace di abilitare, accompagna­re e valutare processi che nascono dal basso e che hanno istanze e proposte concrete legate al diverso uso dei nuovi spazi. Istanze ibride e plurali. Oltre al metodo di governo, è poi indispensa­bile semplifica­re e allineare le normative a un diverso uso degli spazi: la legislazio­ne odierna (nonostante l’innovazion­e introdotta dalla nuova legge urbanistic­a) è pensata per un mondo che non c’è più. Oggi abbiamo beni immobili che non hanno più mercato e sono all’origine del degrado sociale di molte città e, nello stesso tempo, registriam­o una crescente quantità di persone che non hanno accesso alla casa. La rigenerazi­one urbana può diventare una grande occasione per dare vita a un nuovo modo di intendere la produzione edilizia: una produzione come fatto sociale.

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