«Puntare sui mutui casa Aziende, impieghi in pool»
Cr Aldeno, il programma del comitato «No fusione»
TRENTO «Rilancio dei mutui casa e maggiori finanziamenti alle operazioni di imprese in pool». Si tratta di una delle richieste più importanti fatte dal «Comitato no fusione» di Aldeno, nel corso dell’incontro «La banca che vogliamo», organizzato ieri sera, per compattare il fronte contrario allo scioglimento della Rurale di Aldeno nella Cr Trento. Intanto si inizia a parlare della possibilità che l’istituto del capoluogo possa aggregare anche la Rurale Valle dei laghi, per la quale il sistema sta preparando un intervento da 10 milioni.
Il manifesto presentato dagli attivisti del comitato è stato compilato chiedendo consiglio a clienti, fornitori, collaboratori e soci della Rurale di Aldeno. L’assemblea per la fusione è in calendario per il 29 aprile, per arrivare a un’operatività già dal primo luglio. Nascerebbe la Rurale più grande del Trentino, con un patrimonio da 217 milioni. Il Comitato punta a far sì che il «no» superi il 40% dei voti nell’assemblea di Aldeno, fatto che farebbe saltare la fusione. Il voto cartaceo è stato ottenuto, ma oggettivamente l’impresa è impegnativa.
Al primo punto il Comitato vuole «una banca etica», non un istituto «che speculi e favorisca la presenza di speculatori riconosciuti tra i propri clienti». E il discorso si allarga alla lista dei fornitori: in particolare il dito è puntato contro i fondi Nef (fondo di investimento multicomparto creato da Nord Est Asset Management, una società di diritto lussemburghese della quale sono azionisti paritetici al 50% il credito cooperativo Trentino e quello Veneto) «che oltre ad essere di qualità medio bassa, investono in aziende e Stati che nulla hanno a che fare con l’etica» scrive il Comitato. E in più: «Vogliamo che i soci non percepiscano la “borsa della spesa” il giorno dell’assemblea». Si propone poi una modifica statutaria per introdurre «il voto palese su scheda», contro il voto per alzata di mano, «che crea soci che non pensano e non valutano attentamente le decisioni».
E ancora: promuovere «l’intercooperazione», in modo che i fornitori appartengano al mondo cooperativo. E non pensare che servano «fusioni a tutti i costi: sull’esempio dei Comuni, la Rurale dovrebbe organizzare gestioni associate con altre Rurali, in quei servizi in cui ci siano carenze».
Per quanto riguarda il business, «il mutuo prima casa deve rappresentare il prodotto di punta della Rurale, perché è quello meno rischioso. Purtroppo negli ultimi anni non è stato così, i tassi di interesse a cui era offerta non si possono definire concorrenziali». Per quanto concerne le imprese occorre «diminuire l’importo massimo dei singoli affidamenti e aumentare l’utilizzo dei prestiti in pool con le altre banche». «Per venire incontro alle povertà serve il rilancio di iniziative di microcredito» continua , chiedendo anche «una reale condivisione dei valori con soci e dipendenti». Contro la disaffezione dei giovani si auspica un loro maggiore coinvolgimento, creando un’associazione ad hoc «che abbia un posto in cda», in cui occorre anche più presenza femminile. Non manca infine un riferimento «all’obbligo di soluzioni tecnologiche innovative» e «all’idea di filiale che deve essere ripensata». In particolare, anche se il «self banking sostituirà in parte l’operatività standard, il cliente avrà bisogno di consulenza personalizzata, non di dipendenti tuttofare». Per far ciò occorre «ormazione, tecnica e manageriale. I dipendenti devono diventare il fiore all’occhiello della Rurale».