Elegante e piacevole Cecchi Ma senza acuti e scossoni la Notte è troppo perfetta
«Mi sono affidato a Shakespeare». Carlo Cecchi lo ha dichiarato e lo ha fatto in maniera sincera e completa. La «sua» Dodicesima notte, che andrà in scena al Comunale fino a domenica, è uno straordinario omaggio al drammaturgo e poeta di Stratford-upon-Avon. Il pubblico di Bolzano sembra averlo apprezzato e ha omaggiato l’intera compagnia con applausi convinti e grati.
Dal canto suo, Cecchi ha utilizzato un’impeccabile traduzione di Patrizia Cavalli per mettere in scena una sorta di Shakespeare «in purezza», in cui si è immerso lui per primo, con modestia, ritagliandosi la parte del maggiordomo Malvolio, in calze gialle e giarrettiere a croce, mostrando una notevole dose di autoironia ed eleganza. Nel complesso lo spettacolo funziona, leggero e intelligente, ma probabilmente risente di una ricerca di equilibri forse eccessiva che ha finito per «raffreddare» la commedia. Alcuni «quadri» sono esteticamente perfetti, gli ammiccamenti omosessuali tra i più intelligenti mai portati in scena, ma tutto scorre via troppo liscio senza picchi e scossoni ed è un peccato. Ad approfittare di questi equilibri, un irresistibile Loris Fabiani nel ruolo di Sir Andrew che risulta davvero molto divertente grazie anche all’aiuto dell’ottima «spalla», Vincenzo Ferrera (Sir Toby).
Un discorso a parte meriterebbero le musiche di Nicola Piovani che sono la vera «scenografia» dello spettacolo, per certi versi tutto il contrario di una «colonna sonora». Le musiche del premio Oscar per La vita è bella sono ormai un «marchio di fabbrica» che qualcuno apprezza senza remore e che altri detestano. Ma, sopra ad ogni preferenza, echeggiano le prime parole pronunciate da Orsino Duca di Illiria: «Se la musica è il cibo dell’amore, ne voglio ancora».
Per chiudere, un’informazione di servizio, Rino Marino, che doveva interpretare il capitano della nave naufragata e l’ufficiale al servizio del duca, non è potuto andare in scena causa incidente, è stato sostituito da Remo Stella e dallo stesso Carlo Cecchi.