Corriere del Trentino

Affari in Marocco, truffa da 180.000 euro

Una coppia avrebbe raggirato due anziani. La difesa replica: prestiti consapevol­i

- Romagnoli

Una truffa e circonvenz­ione nata da una conoscenza di paese. L’avrebbe ordita una coppia ai danni di due anziani per un totale di quasi 180.000 euro. Il marito, originario del Marocco, avrebbe chiesto loro aiuto per un affare in Africa che avrebbe attraversa­to un momento di crisi, ma che di fatto non sarebbe esistito. Gli anziani, conoscenti della moglie, si sarebbero fidati. Ieri si è tenuta in tribunale a Trento l’udienza preliminar­e. La coppia respinge le accuse.

TRENTO Un paese di qualche migliaio di abitanti nella valle dell’Adige, relazioni di vicinato e solidariet­à. In questo contesto è avvenuta una truffa ai danni di due anziani del posto per un totale di quasi 180.000 euro.

Proprio la conoscenza delle persone che vivono nello stesso paese sarebbe il terreno in cui sarebbe maturato il fatto per cui è finita nei guai una coppia. Tutto sarebbe avvenuto tra il 2011 e il 2013. La coppia, composta da un uomo di origini marocchine e da una donna trentina, sarebbe stata nota dagli abitanti del posto grazie alle origini di lei. L’uomo si sarebbe rivolto, in due casi, a dei conoscenti chiedendo un aiuto. Dei soldi che sarebbero dovuti servire a sistemare un’attività in Africa che stava vivendo un periodo di difficoltà, una sorta di prestito che sarebbe dovuto servire a superare un brutto momento. I due anziani, uno con problemi di salute, si sarebbero fidati ed avrebbero passato dei soldi all’uomo. Ma l’attività non sarebbe stata altro che un pretesto, non sarebbe esistita davvero.

Uno dei due anziani sarebbe arrivato a prelevare circa 300 euro ogni due o tre giorni per poi consegnarl­i al conoscente; in alcuni casi avrebbe anche fatto dei bonifici e money transfer verso il Marocco. Il tutto per un totale di circa 43.000 euro che avrebbe sborsato all’insaputa della moglie e della sua famiglia. Ancora più alta la cifra nel caso del secondo anziano che ci avrebbe rimesso circa 130.000 euro.

Alle richieste continue di restituzio­ne del denaro, l’uomo di origini marocchine avrebbe risposto con delle scuse: si sarebbe fatto consegnare dell’ulteriore denaro che sarebbe dovuto servire, secondo l’accusa, secondo quanto avrebbe detto ai due uomini, a sistemare gli affari in modo da poter poi rifondere l’intera cifra avuta in prestito.

Poi il dubbio, l’intervento dei familiari: i parenti di uno delle due presunte vittime avrebbero registrato alcune telefonate e poi avrebbero sporto denuncia dai carabinier­i. Una denuncia è stata presentata anche dall’altro anziano.

Sono seguite le indagini, che sarebbero state condotte anche con l’ausilio di intercetta­zioni telefonich­e. Ieri in tribunale a Trento si è tenuta l’udienza preliminar­e davanti al giudice Marco La Ganga. L’accusa era sostenuta dal pubblico ministero Rosalia Affinito; due le parti civili rappresent­ate dagli avvocati de Bertolini e De Vescovi. Pesanti le accuse per la coppia, ovviamente ancora tutte da dimostrare. Indagati per truffa in relazione a un caso e circonvenz­ione di persone incapaci per l’altro, l’uomo e la donna sono difesi dall’avvocato Alex Janes. I coniugi respingono ogni accusa: secondo la linea difensiva i prestiti sarebbero avvenuti consapevol­mente in un rapporto di conoscenza. Ieri l’udienza è stata rinviata al 23 giugno. Per l’uomo si profila l’ipotesi del rito abbreviato condiziona­to, mentre per la posizione donna, la cui parte di proprietà di un appartamen­to è stata posta sotto sequestro, si potrebbe andare verso un rinvio a giudizio.

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