«Sindacati, firmate Oppure licenzieremo centoventi operai»
La Uiltucs insorge: «Proprio ora che Trento e Bolzano cercano di arginare le liberalizzazioni»
TRENTO In Trentino Alto Adige ci sono 14 punti vendita della Lidl, 7 a provincia: la società prevede di estenderne l’orario di apertura fino alle 21. Insorge la Uiltucs regionale: «Pochi giorni fa le due Province e i sindacati lanciavano il tentativo di arginare la liberalizzazione degli orari». Il tempismo di Lidl Italia «rischia di fare scuola» dice Matteo Salvetti. È partita subito una richiesta di incontro alla società, già fissato il 28 giugno.
«Risale allo scorso 27 maggio — ricorda Salvetti — la comunicazione ufficiale inviata dall’assessore Alessandro Olivi ai sindacati trentini e sudtirolesi contenente l’impegno a fare fronte comune con la vicina Provincia di Bolzano per tentare di alzare una barriera legislativa nuova (anche a costo di forzature) per arginare gli effetti della liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali, che a fronte di risultati economici scarsi e saldi occupazionali sotto zero ha portato ad un netto peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori del settore terziario».
Prima che le regole cambino, Lidl ha deciso di intervenire: apertura fino alle 21. In un campo con grande competitività, «una scelta che rischia di fare scuola e di alzare lentamente l’asticella dell’apertura serale, avvicinandola ad orari impensabili nel passato per i negozi trentini e nazionali» sostiene Salvetti.
Più colpiti i contratti «full time, i più flessibili del settore, largamente minoritari in Lidl. Più riparati i part time, con possibilità di revoca delle clausole elastiche e flessibili e di rifiuto al lavoro straordinario o supplementare». «Gli oneri dell’estensione oraria andranno quindi a ricadere su poche persone, in attesa di capire se la clientela apprezzerà il nuovo orario di apertura» dice ancora il sindacato.
La Uiltucs si sorprende del fatto che per il secondo anno di seguito Lidl Italia possa vantarsi della qualifica di «Great place to work», «certificazione ottenuta da una società a scopo di lucro ben difficilmente definibile come “super partes”, che prova tuttavia il tentativo da parte dell’azienda tedesca di scrollarsi di dosso l’immagine negativa derivata dalla pubblicazione da parte dei sindacati europei del “Libro nero di Lidl Europa”. Tentativo al quale di aggiungono le trattative a livello nazionale per un contratto di secondo livello migliore di quello del 2009, per cui tutte le sigle sindacali italiane sono da mesi impegnate».
Salvetti Una scelta che rischia di fare scuola e alzare l’asticella