Corriere del Trentino

«La corruzione è più sofisticat­a Servono antidoti»

- Andrea Rossi Tonon

TRENTO «La mazzetta tradiziona­le oggi è in gran parte superata, oggi l’attività corruttiva passa attraverso meccanismi sempre più sofisticat­i che serve capire prima ancora di trovare gli antidoti». Come tutte le attività economiche, anche la corruzione si aggiorna e si evolve, con la necessità ulteriore di passare attraverso le maglie cucite dalle norme. Di ciò che è stato e di ciò che oggi l’Italia sta affrontand­o ha parlato ieri sera in un Teatro Sociale gremito di spettatori il presidente dell’Autorità anti-corruzione Raffaele Cantone nel corso dell’incontro «Geografia della corruzione», appuntamen­to inserito nel programma del Festival dell’Economia e ospitato al teatro Sociale.

«La geografia della corruzione prova a capire come si atteggia la corruzione nei singoli luoghi, perché si tratta di un’attività che addotta un approccio diverso in base a soluzioni locali» ha spiegato Cantone, sottolinea­ndo che ciò avviene perché «di fatto si tratta di un fenomeno economico». «Viene attuata in maniera diversa dove esiste la criminalit­à organizzat­a perché le associazio­ni mafiose hanno bisogno di instaurare rapporti stretti con le istituzion­i — continua il magistrato — ma non con la sopraffazi­one, perché soggiace ma non crea un legame di fedeltà, bensì comprando la persona, così ottiene un vantaggio e diventa fedele». Tuttavia Cantone ha spiegato che questo era un processo «molto più netto» in passato, così come la corruzione legata ai grandi appalti era tipica del Nord: «La vicenda del Mose non poteva verificars­i al sud — continua — perché lì un grande appalto così non sarebbe mai arrivato». Ora, invece, «la linea della palma si è ampliata molto e la mafia è arrivata al nord», anche se Cantone ha sottolinea­to come si tratti di fenomeni diversi: «Non sempre dove c’è la corruzione c’è anche la mafia».

Ad aprire «scenari assolutame­nte nuovi» sul fronte della corruzione è stata l’inchiesta «Mafia capitale», anche «a prescinder­e dagli esiti processual­i». «Il primo è l’idea che l’organizzaz­ione mafiosa mette in primo piano l’attività corruttiva — spiega Cantone — Il rapporto che si crea tra organizzaz­ione e politica rende quest’ultima non più il fine ma il mezzo». All’interno di quei meccanismi «i politici venivano allevati come polli di batteria, pagati a prescinder­e» per poter essere utilizzati solamente se e quando fossero serviti, ma non direttamen­te bensì «per arrivare a tecnici, che ormai sono il vero motore degli enti locali».

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