Italia e Germania accomunati dallo squilibrio territoriale
TRENTO Italia e Germania sono due paesi molto diversi. Tuttavia un dato li avvicina molto: gli squilibri territoriali che vivono al loro interno e che si sviluppano in Germania sull’asse Est-Ovest e in Italia sull’asse Sud-Nord. «Cosa può imparare l’Italia dall’unificazione tedesca? E in che misura l’esperienza del Mezzogiorno d’Italia può essere rilevante per le politiche di coesione in Germania?». Tali le domande che hanno animato il dibattito tra Gianfranco Viesti e Michael Burda, svoltosi ieri in occasione del Festival dell’economia. «In Italia le diseguaglianze iniziano a imporsi con l’industrializzazione, per poi esplodere nel periodo del fascismo e riducendosi grazie al boom economico — spiega Viesti — Tuttavia in tempi recenti, le politiche di austerità hanno contribuito ad acuire nuovamente il divario. Sono state applicate e lo sono tutt’ora soprattutto attraverso tagli alle spese per lo sviluppo. Si tratta di tagli agli investimenti pubblici, alle politiche industriali e all’istruzione». La produttività del paese infatti sembrerebbe dipendere da alcuni fattori — quali la capacità di fare network, l’efficienza governativa e gli investimenti in ricerca e sviluppo — che al sud sono ancora poco sviluppati. In un tale scenario poco rassicurante si inscrivono poi i commenti di Michael Burda: «Tra gli elementi chiave per lo sviluppo della produttività bisogna annoverare soprattutto l’assenza di criminalità e di corruzione, così come anche la concentrazione e la qualità del management». Osservata attraverso una simile lente la situazione della Germania sembrerebbe dunque meno cupa. «Dopo l’unificazione si è andata creando una vera e propria convergenza tra l’Est e l’Ovest — spiega Burda — Si è trattato di una convergenza espressa in termini di aspettativa di vita, di felicità, di tasso dei consumi e di livello salariale. Però la produttività non è stata incrementata secondo le aspettative».