Marangoni: sindacati messi all’angolo «Firmate o licenzieremo 120 addetti»
TRENTO Se i sindacati non sono disposti a firmare l’accordo che prevede circa 70 esuberi in Marangoni, attenuati da spostamenti e pensioni che potrebbero ridurli a circa 45, allora si tornerà all’ipotesi peggiore: 120 licenziamenti entro il 2017. In entrambi i casi rendendo variabile l’integrativo. Lo ha scritto ieri pomeriggio l’amministratore delegato Massimo De Alessandri. Dopodomani l’assemblea con i lavoratori sarà perciò particolarmente calda. Alan Tancredi della Uiltec afferma: «La situazione è drammatica, ma occorre uno sforzo. Se non si decide è peggio».
Cgil, Cisl e Uil con questa mossa vengono messi all’angolo dall’azienda. Perché nei giorni scorsi hanno minacciato di non firmare l’accordo per la soluzione meno pesante? Perché hanno sottoscritto accordi peggiorativi negli ultimi tre anni, perdendo la faccia e iscritti. Una situazione che ha favorito l’affermarsi dei Cobas in azienda. Ora nessuna sigla, Cobas compresi, vorrebbe firmare (si perde di sicuro l’integrativo fisso, riportando indietro l’orologio di 40 anni), senza l’assenso dei propri iscritti. In un caso del genere De Alessandri darebbe il via all’ipotesi più pesante. L’ad ha riassunto le opzioni nella lettera. L’ipotesi «pesante» prevede «licenziamento collettivo di 80 dipendenti a fine agosto 2016», più «ulteriore procedura di licenziamento di 40 dipendenti nel corso del 2017», per effetto dello spostamento in Sri Lanka della linea «gomme piene». L’ipotesi «leggera» prevede invece «licenziamento di 48 persone da agosto 2016», «attivazione di un anno di contratto di solidarietà, non prorogabile, applicato in funzione delle esigenze dello stabilimento», «mobilità non oppositiva per 12 mesi a favorire opportunità di ricollocazione». In entrambe le ipotesi ci sono «14 opportunità di ricollocamento, 10 nel breve periodo». In ogni caso il contratto integrativo diventa variabile, collegato al risultato economico. Si stimano 2-3000 euro in meno all’anno di stipendio per tutti. Il passaggio più critico per i sindacati: «La non perseguibilità della seconda proposta (leggera, ndr), attivabile solo con il consenso dei sindacati, comporta necessariamente l’attivazione delle azioni della prima ipotesi (quella pesante, ndr)» scrive De Alessandri. Quindi se i sindacati firmano per la «meno peggio» perdono la faccia, se non lo fanno addirittura causano 120 esuberi. Tancredi non lo nega: «Rischiamo di fare un danno ancora peggiore. L’unica soluzione è che tutti i 300 dipendenti vengano in assemblea e decidano».