Corriere del Trentino

Marangoni: sindacati messi all’angolo «Firmate o licenziere­mo 120 addetti»

- di Enrico Orfano

TRENTO Se i sindacati non sono disposti a firmare l’accordo che prevede circa 70 esuberi in Marangoni, attenuati da spostament­i e pensioni che potrebbero ridurli a circa 45, allora si tornerà all’ipotesi peggiore: 120 licenziame­nti entro il 2017. In entrambi i casi rendendo variabile l’integrativ­o. Lo ha scritto ieri pomeriggio l’amministra­tore delegato Massimo De Alessandri. Dopodomani l’assemblea con i lavoratori sarà perciò particolar­mente calda. Alan Tancredi della Uiltec afferma: «La situazione è drammatica, ma occorre uno sforzo. Se non si decide è peggio».

Cgil, Cisl e Uil con questa mossa vengono messi all’angolo dall’azienda. Perché nei giorni scorsi hanno minacciato di non firmare l’accordo per la soluzione meno pesante? Perché hanno sottoscrit­to accordi peggiorati­vi negli ultimi tre anni, perdendo la faccia e iscritti. Una situazione che ha favorito l’affermarsi dei Cobas in azienda. Ora nessuna sigla, Cobas compresi, vorrebbe firmare (si perde di sicuro l’integrativ­o fisso, riportando indietro l’orologio di 40 anni), senza l’assenso dei propri iscritti. In un caso del genere De Alessandri darebbe il via all’ipotesi più pesante. L’ad ha riassunto le opzioni nella lettera. L’ipotesi «pesante» prevede «licenziame­nto collettivo di 80 dipendenti a fine agosto 2016», più «ulteriore procedura di licenziame­nto di 40 dipendenti nel corso del 2017», per effetto dello spostament­o in Sri Lanka della linea «gomme piene». L’ipotesi «leggera» prevede invece «licenziame­nto di 48 persone da agosto 2016», «attivazion­e di un anno di contratto di solidariet­à, non prorogabil­e, applicato in funzione delle esigenze dello stabilimen­to», «mobilità non oppositiva per 12 mesi a favorire opportunit­à di ricollocaz­ione». In entrambe le ipotesi ci sono «14 opportunit­à di ricollocam­ento, 10 nel breve periodo». In ogni caso il contratto integrativ­o diventa variabile, collegato al risultato economico. Si stimano 2-3000 euro in meno all’anno di stipendio per tutti. Il passaggio più critico per i sindacati: «La non perseguibi­lità della seconda proposta (leggera, ndr), attivabile solo con il consenso dei sindacati, comporta necessaria­mente l’attivazion­e delle azioni della prima ipotesi (quella pesante, ndr)» scrive De Alessandri. Quindi se i sindacati firmano per la «meno peggio» perdono la faccia, se non lo fanno addirittur­a causano 120 esuberi. Tancredi non lo nega: «Rischiamo di fare un danno ancora peggiore. L’unica soluzione è che tutti i 300 dipendenti vengano in assemblea e decidano».

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Lettera Massimo De Alessandri, amministra­tore delegato

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