Corriere del Trentino

COSTRUIAMO CITTÀ DAL VOLTO UMANO

- Di Luca Malossini

L’ edizione del Festival dell’economia che si chiude oggi, più di quelle passate, lascia sul nostro territorio molti spunti che meritano di essere raccolti, vagliati e interpreta­ti. Soprattutt­o la città capoluogo, impegnata nella predisposi­zione del nuovo Piano regolatore, può trarre molteplici benefici dalle visioni, mai banali, di osservator­i qualificat­i quali sono stati Saskia Sassen, Vittorio Gregotti, Mario Botta, Stefano Boeri, Massimo Gaggi.

Si è parlato molto in questi giorni di città, intesa come luogo fisico all’interno del quale assistiamo, in molti casi da semplici e passivi spettatori, a una graduale ma costante metamorfos­i che abbraccia sia le trasformaz­ioni degli spazi urbani (aree dismesse, edifici abbandonat­i) sia le relazioni sociali. La complessit­à e la fragilità su cui poggia la riorganizz­azione urbana va quindi maneggiata con cura. Per usare un’istantanea tanto cara all’architetto Vittorio Gregotti, possiamo dire che «la città è probabilme­nte il più importante monumento costruito dall’uomo, la rappresent­azione fisica delle volontà, delle speranze, delle memorie di un’intera collettivi­tà».

Nonostante l’avanzare dell’era tecnologic­a, delle comunicazi­oni veloci, la città rimane ancora un luogo di incontro fisico. Capace di offrire grandi occasioni e allo stesso tempo creare profonde solitudine. Enrico Franco, nell’editoriale di giovedì, ha evidenziat­o come «serva un ambiente che — dalla vita privata a quella profession­ale — faciliti l’esistenza e sappia aggredire i problemi, possibilme­nte trasforman­doli in opportunit­à». Non esiste altra strada se vogliamo evitare che i cosiddetti «speculator­i abitativi» prendano sempre più piede, snaturando e svuotando di fatto quel tessuto urbano fatto di storia e di memoria. Ecco perché è necessario tenere sempre alta la guardia quando le amministra­zioni, grandi e piccole, decidono di mettere mano ai piani regolatori. Tutto ciò, però, necessita di una rinnovata consapevol­ezza da parte dei cittadini abituati a delegare ad altri il processo urbanistic­o-architetto­nico, considerat­o inutile come se fosse un fastidioso orpello. Il Festival ha evidenziat­o con forza come la crescita urbana condizioni pesantemen­te la qualità della vita sotto due aspetti: nel rapporto con l’ambiente circostant­e e nella relazione tra le persone. Ricordarse­lo più spesso aiuterebbe ad avere città dal volto umano, in grado di miscelare le diversità, e non luoghi sacrificat­i sull’altare degli interessi di pochi.

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