«Confine, pericolo inesistente»
Migranti, Gentiloni rassicura: flussi diminuiti. «L’emergenza va gestita seriamente»
«La questione migratoria ha rischiato di minare alle fondamenta l’edificio dell’Unione europea, ma se la si affronta in modo globale può essere una potenzialità». Un messaggio di speranza arriva dal Festival dal ministro Gentiloni.
TRENTO La questione migratoria? «Ha messo in luce la debolezza delle leadership politiche e rischiato di minare alle fondamenta l’edificio dell’Unione europea. Ma se la si affronta in modo globale può diventare una grande potenzialità». Il Brennero? «È sotto controllo eppure la fragilità dell’autorità politica ha trasformato una situazione normale in una esplosiva». L’Italia? «Nel Mediterraneo è una potenza rilevante e se pensiamo al futuro dell’Africa ha straordinarie opportunità».
All’interno della kermesse dedicata ai luoghi della crescita, ieri il ministro degli affari esteri Paolo Gentiloni si è soffermato sui «luoghi della crisi», a partire da uno vicinissimo, nemmeno 150 chilometri a nord: «È importante che Angela Merkel oggi (ieri per chi legge, ndr) in una convention della Cdu abbia pronunciato una frase fortissima sul Brennero, dicendo che la sua chiusura equivarrebbe a una chiusura dell’Europa — ha osservato il ministro nel corso dell’incontro al teatro sociale coordinato dal direttore del Corriere del Trentino e Corriere dell’Alto Adige Enrico Franco — i flussi migratori alla frontiera non solo non sono aumentati rispetto agli anni precedenti, ma sono diminuiti negli ultimi mesi: una discussione ai limiti dell’assurdità».
Anche perché «la questione migratoria — secondo Gentiloni — è di interesse globale e se affrontata come tale può trasformarsi in una grande potenzialità». Certo, «i numeri sono senza precedenti» ma la ricetta è «gestire in modo civile, serio, organizzato e politicamente dignitoso l’emergenza» per poi valorizzare le migrazioni: «Da un lato ricordandosi che i rifugiati sono tutti uguali — sostiene — dall’altro favorendo processi di immigrazione legali, sicuri e controllati per i migranti economici». E se l’accordo finora stipulato fra Unione europea e Turchia dovesse fallire «non sarà certo per il riconoscimento del genocidio armeno da parte della Germania. La prova della tenuta l’avremo nelle prossime settimane e mesi su tanti fronti, è difficile prevedere ora se l’intesa reggerà».
L’Italia, insomma, è a vario titolo coinvolta nei tanti centri di crisi politica, militare ed economica del pianeta, Mediterraneo in primis. Ma proprio qui, secondo il ministro, il nostro Paese può giocare un ruolo «straordinario», sia in termini di politica estera all’interno di un «nuovo multilateralismo» (ma attenzione a non «scherzare con i confini — dice a proposito della Libia — gli Stati con tutti i loro limiti non possono essere ricancellati»), sia dal punto di vista economico, in particolar modo con l’Africa e l’Arabia Saudita, nonostante i «mal di pancia» in tema di diritti umani. «C’è stato un cambio generazionale enorme — dichiara — e la crisi dei prezzi del petrolio è stata usata dai sauditi per diversificare l’economia». E non è solo il fashion italiano ad andare per la maggiore, ma anche «i diversi settori manifatturieri, che possono trovare un enorme mercato di sbocco: non sottovalutiamo questa nostra forza ma valorizziamola».