Corriere del Trentino

Distretti industrial­i Camusso chiede una formazione tecnica permanente

- Andrea Bontempo

TRENTO «In un Festival dell’economia dedicato ai luoghi della crescita non poteva ovviamente mancare un incontro sul futuro dei distretti industrial­i italiani» ha esordito Luca Paolazzi, direttore del Centro Studi Confindust­ria, nell’aprire il dibattito che si è svolto ieri sera alla Sala Filarmonic­a. I luoghi, i territori sono l’elemento fondante dei distretti industrial­i, insieme alla specializz­azione e al capitale umano e sociale, rappresent­ato secondo Paolazzi «dalle conoscenze, le competenze e i valori racchiusi nelle persone che eleggono un luogo e non un altro ad avere una diffusa cultura industrial­e». La cultura industrial­e di un territorio è certamente ben rappresent­ata dagli istituti locali di istruzione e formazione profession­ale; anzi, secondo Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, è proprio da tali contesti che nascono i distretti industrial­i: «Per questo è necessario rendere l’istruzione e la formazione tecnicopro­fessionale più lunga e permanente, facendo investimen­ti ordinari e determinan­do le competenze regionali e nazionali, accentrand­o però le politiche: più ti allontani dal territorio più perdi di vista le peculiarit­à che caratteriz­zano quel tessuto industrial­e». I giovani che raggiungon­o le qualifiche nei vari centri di formazione potrebbero quindi aspirare ad avere impieghi stabili nei loro distretti industrial­i di pertinenza, potenziand­o quel fattore umano che secondo Claudio De Vincenti, sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio (nella foto con Camusso), «è il vero fattore di competitiv­ità dei distretti industrial­i», da lui definiti «l’esempio di come l’industria italiana abbia assorbito la fine delle svalutazio­ni e la globalizza­zione, ricomincia­ndo a mettersi in gioco e a competere, trasforman­dosi e aprendosi alle nuove frontiere del digitale». Il fattore umano è ovviamente tra i fattori chiave di successo delle medie imprese elencati da Stefano Barrese, responsabi­le Banca dei territori Intesa Sanpaolo, assieme a innovazion­e, qualità dei prodotti, brevetti e internazio­nalizzazio­ne: fattori che hanno permesso loro di avere un tasso di crescita complessiv­o del fatturato di circa il 10% nel periodo 2008-2014, in piena crisi economica, e altre «performanc­e impression­anti» (De Vincenti), come l’aumento dei tassi di occupazion­e, investimen­ti esteri e esportazio­ni. Ma non è tutto oro ciò che luccica secondo Alessandro Laterza, editore ed ex vice-presidente di Confindust­ria con delega al Mezzogiorn­o, che ha ricordato come nella crisi si siano persi una decina di punti di Pil; riguardo alle questioni e alle scelte da fare in merito di politica industrial­e, Laterza ritiene sia «indispensa­bile valorizzar­e e dare rilievo alle imprese locali ma anche riportarle all’interno di un disegno largo di livello nazionale perché dobbiamo comunque sempre misurarci con impegni di natura comunitari­a, che sono una sfida e un’opportunit­à». Più che di politica industrial­e Daniele Marini, docente di Sociologia all’università di Padova, parlerebbe di «politiche di attrazione e proiezione, trasversal­i e compenetra­nti nei diversi settori, che ragionino in termini di ecosistemi territoria­li», evidenzian­do come i distretti industrial­i peraltro abbiano subito un processo di metamorfos­i tale che li ha fatti diventare con un gioco linguistic­o «dislarghi», proiettati verso mercati nazionali e internazio­nali».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy