Città rinnovate con l’ecologia integrata
La ricetta dell’architetto Boeri. «Energia, ogni edificio sia reso autonomo»
TRENTO Un patto fra cittadini, architetti e politici per una nuova «ecologia integrata». L’invito arriva dall’architetto Stefano Boeri, ieri al Festival dell’economia, e mira a nuovi modi di gestire il consumo del suolo e il recupero del verde urbano.
Boeri già da tempo è impegnato in progetti e realizzazioni in tale ambito: dal lavoro del suo studio di architettura è risultato il Bosco verticale di Milano, due torri residenziali che ospitano oltre 20.000 piante. «È un esperimento — sostiene l’architetto — per tentare di riportare biodiversità vegetale e animale nel centro di una metropoli». In futuro, secondo Boeri, progetti simili saranno realizzabili in modo più economico e estensivo. In Italia, oggi, ci sono circa 12 milioni di edifici, «due terzi dei quali realizzati nel secondo dopoguerra — spiega Boeri — la geografia paesaggistica del nostro Paese ne è uscita sconvolta. Oggi, però, non ci sono spinte demografiche o fenomeni di urbanizzazione che possano giustificare un ulteriore consumo di suolo». Che pure prosegue a ritmi notevoli: l’architetto parla di una velocità di otto metri quadrati di terreno al secondo. Ciò che occorre sono «nuove modalità di rigenerare l’edificato esistente, cosa che le città europee hanno sempre fatto nella loro storia». Lo spazio d’azione è ampio: centinaia di migliaia di edifici, spiega Boeri, sono «strutturalmente obsoleti e energeticamente inefficienti».
Oltre alla protezione del territorio, anche la sostenibilità energetica dei centri urbani va affrontata. Con l’economista Jeremy Rifkin, Boeri propone che «ogni edificio venga progettato come una centrale energetica autonoma. Deve garantire raccolta e distribuzione di energia per tutti gli inquilini». Il problema è particolarmente pressante per i Paesi, come la Cina, in cui l’inurbamento procede a ritmi notevoli: «Si stanno studiando progetti per integrare nuove costruzioni e conservazione della natura», spiega Boeri.
Il Bosco verticale, in tal senso, è stato un banco di prova. Le due torri milanesi, alla cui progettazione hanno collaborato biologi, botanici, architetti e etologi, ospitano oggi 100 specie di piante diverse. «È il segno che la coabitazione fra animali, piante e uomini è possibile anche nel contesto altamente antropizzato di una grande città» sostiene l’architetto. Resta il fatto che il prezzo medio di un appartamento nel Bosco verticale si aggira sugli 8mila euro a metro quadrato. «Gran parte del costo deriva dall’immenso lavoro di ricerca in fase progettuale — osserva Boeri — ma penso che, aperta la strada, soluzioni simili possano essere utilizzate a prezzi molto inferiori». Molti sono gli Stati e le metropoli nel mondo in cui sono stati avviati e realizzati progetti di reintroduzione del verde, da Parigi a Singapore. «Ci sono spazi da recuperare, in un’ottica di ecologia integrata, sia nelle periferie sia nei centri cittadini» sottolinea l’architetto, che conclude auspicando per l’Italia una «campagna politica in favore della sostituzione e rigenerazione abitativa».