Italia, evasione zoccolo duro La disamina di Orlandi «Sull’Iva è il doppio della Ue Ma iniziamo a cambiare»
TRENTO Italiani popolo di santi, poeti, navigatori. Ed evasori. Non sarà una novità, ma a dirlo e confermarlo è Rossella Orlandi, direttrice dell’Agenzia delle entrate, intervenuta all’incontro «Geografia dell’evasione fiscale», nell’ambito del festival dell’economia. Quello che emerge dalla fotografia scattata al Belpaese è che le cinque province più virtuose, ovvero quelle dove c’è meno propensione a non pagare le tasse, sono: Bolzano, Trento, Sondrio, Genova Udine. Quelle con la maglia nera: Crotone, Vibo Valentia, Caserta, Salerno, Napoli. Un divario nord-sud che si riscontra non solo nella propensione all’evasione, registrata al Sud per il 60% e al Nord per il 40, ma anche per quantità, stavolta al contrario. L’evasione è maggiore al Nord (52% ), seguono il Centro (27%) e il Sud (21%). «Un dato che non deve trarre in inganno — spiega Orlandi —. Al Nord si evade di più perché c’è più ricchezza e quindi ci sono più tasse evase». Le percentuali, in particolare, si riferiscono non tanto e non solo all’evasione fiscale ma a qualcosa di ben più ampio, definito tax gap o divario fiscale. «Ovvero — continua la direttrice — la differenza tra le imposte che il Paese dovrebbe incassare e quello che realmente incassa». In sostanza le tasse non pagate ogni anno allo Stato (sono 91 le imposte che si devono versare tra Irpef, Irap, Iva e via dicendo) ammontano mediamente a 91 miliardi. «Un dato che sta lentamente scendendo, ma che non ci può far sentire virtuosi rispetto al resto d’Europa», commenta ancora Orlandi, anche se, a guardare fuori dai confini nazionali, la situazione va analizzata tenendo presente che la misurazione non avviene in modo omogeneo «e anzi — specifica —, il nostro metodo, calcolato dall’Istat, è talmente preciso che è stato adottato dalla Comunità Europea. Dal prossimo anno potremmo fare una comparazione davvero puntuale». Nota dolente: il confronto può però essere fatto sull’Iva e il risultato è sconfortante. Il tasso medio d’evasione europeo viaggia al 15,2%, mentre in Italia vola al 30%, e quindi «abbiamo chiaramente un problema». Un problema che, analizzate 160 variabili per aree provinciali, va ricompresso all’interno di una realtà sociale complessa. «Dove c’è maggiore criminalità economica c’è evasione, dove c’è maggiore corruzione c’è evasione. Il tutto porta all’illegalità e alla mancanza di crescita economica, per questo occorre lavorare anche sulla prevenzione». E si lavora per un fisco più buono. «Lo scorso anno in occasione della dichiarazione precompilata abbiamo spedito delle semplici lettere e chi ha voluto si è potuto mettere in regola». Orlandi trova suggestiva l’idea del controllo sociale, per a creare una sorta di pressione psicologica. «Ma attenzione — conclude —, allontaniamoci dall’idea folkloristica dell’invidia del furbo, oggi c’è una maggiore sensibilità e sta passando il concetto che evasione, nero e sommerso limitano la crescita e fanno aumentare le tasse».