Venables esorta «Case e strade, così l’Africa può ripartire»
TRENTO Bassa densità, scarse infrastrutture e un’industria incapace di affacciarsi ai mercati internazionali. Sono questi i tre grandi difetti delle città africane secondo l’economista Tony Venables, protagonista ieri dell’incontro «Le città nei Paesi in via di sviluppo: inefficienti e invivibili?». «Il potenziale delle città dipende da tre ingredienti — spiega Venables — Le abitazioni, che sono il capitale, le industrie, ossia il business, e le infrastrutture, che consentono i collegamenti». Una città ben funzionante può dunque offrire «abitazioni decorose e infrastrutture che consentono di raggiungere rapidamente i luoghi di lavoro», due elementi che consentono di attivare una connessione che «genera produttività e posti di lavoro innescando un circolo virtuoso». Stando così le cose, le città africane non possono che essere considerate «inefficienti», ma si tratta di una condizione che potrebbe essere modificata secondo l’economista. «In Sudan quasi il 100% della popolazione vive negli slum e la media della popolazione sud sahariana si aggira intorno al 70%» ha spiegato Venables, che quindi pone come sfida «innanzitutto il miglioramento della qualità delle abitazioni». Finora il processo di miglioramento incontra tre enormi e fondamentali ostacoli, da un lato «i diritti di proprietà sono un caos, così come la normativa edilizia». «Non esistono certezze sulle proprietà, a volte capita che un terreno appartenga a un proprietario e l’edificio costruito sopra ad un altro» prosegue il docente. A tutto ciò si aggiungono «tassi di interesse elevatissimi». Le grandi città, poi, possono contare su infrastrutture migliori rispetto alle aree rurali, ma comunque «insufficienti». Per superare questi ostacoli profondi, secondo Venables «è necessario utilizzare il territorio in maniera più efficiente, aumentando la densità, sciogliendo tutti i nodi legati al diritto di proprietà e facendo chiarezza all’interno del sistema della normativa edilizia». Tutto ciò potrebbe consentire, secondo l’economista, di incassare un reddito fiscale «da investire in infrastrutture». Lo sviluppo delle città dovrebbe però essere accompagnato «da governi locali capaci di svolgere la loro funzione, da istituzioni competenti che non siano solamente autoritarie e godano della fiducia dei cittadini».