«Nuove destre, dare del fascista non serve: bisogna capire»
Giovannini, inviata di Ballarò: «Alba dorata, Orbàn, Le Pen raccolgono rabbia e paura. Ue carente»
TRENTO C’è il rischio di cadere in una trappola, quando si discute delle nuove destre in Europa: che il marchio di «xenofobe» e «razziste» porti a sottovalutarne la capacità di intercettare le richieste delle fasce sociali più deboli. Dai suoi viaggi per l’Europa dei nuovi nazionalismi, Eva Giovannini, inviata di Ballarò, ha raccolto il materiale per il suo libro: Europa anno zero.
Vi si tratteggiano i sintomi di una carenza di legittimità delle istituzioni comunitarie, attaccate a sinistra e a destra da due crescenti blocchi «antisistema», e la «crisi del modello socialdemocratico europeo», ha spiegato l’autrice ieri, presentando il libro al Cafè de la Paix di Trento. A tre settimane da referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea, «il blocco euroscettico si presenta forte in molti Stati, paradossalmente anche in quelli che più hanno beneficiato dall’ingresso nella Ue» sostiene Giovannini. Dal Front national a Boris Johnson, da Pegida alla Lega nord, da Orbàn ad Alba dorata, i nuovi partiti nazionalisti e antieuropeisti stanno «ridefinendo lo scenario partitico e politico». Le battaglie che portano avanti, infatti, sono ben diverse da quelle della destra tradizionale e «presentano molti punti di contatto con le rivendicazioni della sinistra radicale». Non a caso i sondaggi negli Usa dicono che molti dei sostenitori del socialista Sanders preferirebbero votare Trump, piuttosto che Clinton. Gli esempi di quanto le critiche ai partiti europeisti siano trasversali, incrocino e confondano vecchie linee di strutturazione partitica, si sprecano: «Basta guardare — spiega Giovannini — alla base elettorale del Front national di Le Pen: giovani, disoccupati o a basso reddito, operai, abitanti delle banlieues». Le cause del risorgere dei nazionalismi si trovano «nell’incapacità delle istituzioni di Bruxelles di dare sicurezza agli europei» sostiene l’inviata. La gestione della crisi del debito greco ne è stata una prova: «I greci hanno delle grosse responsabilità, ma la risposta dell’Europa ha colpito indiscriminatamente tutte le fasce sociali — critica la giornalista — esacerbando l’odio per la Ue». In tal modo si torna a alimentare un voto con lo sguardo corto, «un voto irresponsabile dato a chi ci sembra sia in grado di salvarci». Senza un ripensamento dei modelli di sviluppo economico europei e un recupero di legittimità delle istituzioni comunitarie, «il sogno di Ventotene è a rischio». Attenzione a non banalizzare, dando dei «fascisti e razzisti» a chi sostiene le nuove destre: «Uno stigma “politicamente corretto” non deve impedirci di raccontarne la complessità» conclude Giovannini.
«Il politicamente corretto non deve impedirci di raccontare la complessità» L’Unione Senza sviluppo e legittimità è a rischio