Le radici del muschio Il romanzo di Gozzer
«Mostrami le mani! Non si può trattare il vigneto come un campo di patate!”, gli disse il giorno in cui arrivò dalla Polonia a Borgoledo in mezzo a una squadra di stagionali, il 19 settembre 1974».
Siamo in un piccolo centro del Trentino, Borgoledo appunto, e si chiama Hector lo «stagionale» che dopo quel primo incontro con «il signor Polla, soprannominato il Duce» da lui imparerà presto l’arte del coltivare la terra. Non solo, rimarrà alle sue dipendenze per molti anni, fino a quando il suo datore di lavoro non morirà.
E proprio di questi fatti dà conto il prologo di Le radici del muschio, il primo romanzo della trentina Milka Gozzer, giornalista, autrice di numerosi racconti e reportage di viaggio.
Tutto inizia una notte in cui Hector si sveglia di soprassalto a causa di una «risata terribile» in cui, siccome è superstizioso, legge un brutto presagio. Il signor Polla è morto da tre mesi «senza lasciare disposizioni, neanche un pezzo di carta per dire che gli era stato fedele come un cane per quasi quarant’anni», e la notizia dell’imminente sgombero della casa in cui abita lo preoccupa non poco.
Ma in paese arriva una fotografa di fama che vuole costruire un giardino internazionale: l’obiettivo è di immortalarlo con la sua macchina. Nel libro impareremo così a conoscere diversi degli abitanti di Borgoledo, ma sarà grazie al giardiniere in pensione Hector — che possiede «un quadrato di muschio» e come il muschio si sente «senza radici» — che il giardino più bello e rigoglioso del mondo potrà nascere. E con esso tante invidie e cupidigia.