IL DIVERTIMENTO IN CITTÀ NON ESISTE UN’UNICA PROPOSTA
Ritengo che in città si stia facendo strada una voglia di divertimento che è artificiale. Se non si mette in piedi una festa o un concerto nei locali del centro, subito si afferma che Trento è «città dormiente», che non ama i giovani, che ascolta solo i residenti. Sarò all’antica, ma la vivacità di una città credo debba essere misurata anche su parametri che non siano unicamente quelli del divertimento. Vivacità significa pure creare momenti di confronto come è stato ad esempio il Festival dell’economia appena concluso. Vivacità è anche riscoprire il grande patrimonio culturale di Trento. Vivacità è ritornare a mettere in campo un cineforum degno di questo nome. Vivacità è portare il teatro nei luoghi abbandonati. Ho appreso dal Corriere del Trentino di domenica che si vuole ridare vita al chiostro degli Agostiniani di via San Marco attraverso musica, aperitivi, teatro. Apprezzando la scommessa degli organizzatori, mi chiedo però se questa sia la strada giusta per fare vivere una città. Non ho ricette, sia chiaro. Rimango però perplesso sull’unica cura che si vuole mettere in campo per scuotere Trento dal suo torpore.
Caro Chistè,
iò che lei scrive e mette in evidenza non è in contrasto con il puro e semplice divertimento. Dobbiamo però partire da un fatto: Trento — oggi più che in passato — si sta caratterizzando come una città universitaria. Molti giovani, quindi, ne fanno ormai parte e anche a loro si deve rispondere. Non è perciò scandaloso dare la possibilità ai locali, nel rispetto delle regole, di creare momenti di divertimento. Il fatto che un gruppo di persone abbia deciso di mettersi in gioco per valorizzare l’ex convento di via San Marco è da applaudire. Un modo per attirare l’attenzione e ricordare a tutti i cittadini, non solo ai giovani, l’esistenza di un luogo che merita di mostrarsi anche sotto una veste ludica.
Se possibile evitiamo di mettere in competizione i vari soggetti che popolano la città. L’accompagnamento musicale al di fuori di un bar non oscura eventi culturali tipo quello andato in scena lo scorso anno che ha visto la Divina commedia approdare sul palcoscenico inedito del cimitero. Proviamo, una volta tanto, a non togliere ma piuttosto ad aggiungere momenti di incontro. Più l’offerta è ampia, più il capoluogo ne beneficerà. Abbiamo splendidi parchi pubblici, perché non sfruttarli riempiendoli con attività, attrazioni, momenti musicali? Ad esempio reputo che il divieto di fare musica sul Doss Trento sia una scelta nettamente sbagliata. Certamente non da una città che ambisce a diventare capitale italiana della cultura.