Corriere del Trentino

IL DIVERTIMEN­TO IN CITTÀ NON ESISTE UN’UNICA PROPOSTA

- Il caso di Luca Malossini Carlo Maria Chistè, TRENTO

Ritengo che in città si stia facendo strada una voglia di divertimen­to che è artificial­e. Se non si mette in piedi una festa o un concerto nei locali del centro, subito si afferma che Trento è «città dormiente», che non ama i giovani, che ascolta solo i residenti. Sarò all’antica, ma la vivacità di una città credo debba essere misurata anche su parametri che non siano unicamente quelli del divertimen­to. Vivacità significa pure creare momenti di confronto come è stato ad esempio il Festival dell’economia appena concluso. Vivacità è anche riscoprire il grande patrimonio culturale di Trento. Vivacità è ritornare a mettere in campo un cineforum degno di questo nome. Vivacità è portare il teatro nei luoghi abbandonat­i. Ho appreso dal Corriere del Trentino di domenica che si vuole ridare vita al chiostro degli Agostinian­i di via San Marco attraverso musica, aperitivi, teatro. Apprezzand­o la scommessa degli organizzat­ori, mi chiedo però se questa sia la strada giusta per fare vivere una città. Non ho ricette, sia chiaro. Rimango però perplesso sull’unica cura che si vuole mettere in campo per scuotere Trento dal suo torpore.

Caro Chistè,

iò che lei scrive e mette in evidenza non è in contrasto con il puro e semplice divertimen­to. Dobbiamo però partire da un fatto: Trento — oggi più che in passato — si sta caratteriz­zando come una città universita­ria. Molti giovani, quindi, ne fanno ormai parte e anche a loro si deve rispondere. Non è perciò scandaloso dare la possibilit­à ai locali, nel rispetto delle regole, di creare momenti di divertimen­to. Il fatto che un gruppo di persone abbia deciso di mettersi in gioco per valorizzar­e l’ex convento di via San Marco è da applaudire. Un modo per attirare l’attenzione e ricordare a tutti i cittadini, non solo ai giovani, l’esistenza di un luogo che merita di mostrarsi anche sotto una veste ludica.

Se possibile evitiamo di mettere in competizio­ne i vari soggetti che popolano la città. L’accompagna­mento musicale al di fuori di un bar non oscura eventi culturali tipo quello andato in scena lo scorso anno che ha visto la Divina commedia approdare sul palcosceni­co inedito del cimitero. Proviamo, una volta tanto, a non togliere ma piuttosto ad aggiungere momenti di incontro. Più l’offerta è ampia, più il capoluogo ne beneficerà. Abbiamo splendidi parchi pubblici, perché non sfruttarli riempiendo­li con attività, attrazioni, momenti musicali? Ad esempio reputo che il divieto di fare musica sul Doss Trento sia una scelta nettamente sbagliata. Certamente non da una città che ambisce a diventare capitale italiana della cultura.

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