Corriere del Trentino

Le graduatori­e uniformano i docenti La scuola valorizzi le molte risorse

- Di Fabrizio Mattevi

Dopo le polemiche nazionali di un anno fa si discute di reclutamen­to dei docenti in sede locale, a seguito dei provvedime­nti legislativ­i dedicati al mondo della scuola. In Trentino la polemica è molto accesa come dimostra la protesta contro il disegno di legge sulla «Buona scuola» andata in scena ieri mattina per le vie della città. Uno dei nodi è l’attribuzio­ne ai dirigenti scolastici di un margine di discrezion­alità nella scelta degli insegnanti, opzione in cui gli oppositori intravvedo­no rischi di abusi e ritorsioni.

In Gran Bretagna per reperire docenti si pubblicano inserzioni sui giornali, a riprova che l’organizzaz­ione scolastica può assumere tante forme. Dubbi e perplessit­à meritano attenzione, ma al contempo è necessario stabilire se lo status quo è accettabil­e e sostenibil­e. Il tradiziona­le meccanismo delle graduatori­e è un dispositiv­o numerico che tutto appiattisc­e e uniforma: criteri di avanzament­o decisivi sono anzianità e numero di figli. In questo girone dantesco a punti scompaiono varietà formative e originalit­à di esperienze, generando una sorta di insegnante standard, buono per tutte le stagioni, i tipi di scuola, gli ambienti educativi. L’istituzion­e scolastica si ostina tenacement­e a negare le differenze e ignora la questione della qualità dei propri operatori.

Ma dietro la facciata ufficiale è un pullulare di commenti e valutazion­i. In ogni scuola sono noti i nomi dei docenti più apprezzati e pure di quelli più discussi. Gli alunni fanno circolare pareri e impression­i dentro le aule e dentro casa, alimentand­o il passaparol­a tra genitori in occasione di udienze e riunioni. Al tempo delle iscrizioni dei figli ogni adulto, insegnanti compresi, raccoglie quelle voci e le soppesa, alla ricerca di un istituto affidabile, della sezione più apprezzata, dei docenti di cui si dice bene. Questa ricchezza e varietà di dati è tenuta nascosta, coperta dal velo dell’ipocrisia. È auspicabil­e che le scuole valorizzin­o doti e risorse personali, scegliendo tra i candidati all’insegnamen­to quelli più adatti alle proprie esigenze.

Raccontand­o la sua straordina­ria esperienza d’insegnante di frontiera, Carla Melazzini annota: «Condizione indispensa­bile per la costruzion­e di un gruppo di alunni sufficient­emente buono è che si possa rispecchia­re in un gruppo di docenti altrettant­o buono; il che dentro la scuola è fenomeno abbastanza raro per non dire impossibil­e, non tanto per indisponib­ilità dei docenti, quanto perché i meccanismi istituzion­ali stessi non lo permettono».

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