Le graduatorie uniformano i docenti La scuola valorizzi le molte risorse
Dopo le polemiche nazionali di un anno fa si discute di reclutamento dei docenti in sede locale, a seguito dei provvedimenti legislativi dedicati al mondo della scuola. In Trentino la polemica è molto accesa come dimostra la protesta contro il disegno di legge sulla «Buona scuola» andata in scena ieri mattina per le vie della città. Uno dei nodi è l’attribuzione ai dirigenti scolastici di un margine di discrezionalità nella scelta degli insegnanti, opzione in cui gli oppositori intravvedono rischi di abusi e ritorsioni.
In Gran Bretagna per reperire docenti si pubblicano inserzioni sui giornali, a riprova che l’organizzazione scolastica può assumere tante forme. Dubbi e perplessità meritano attenzione, ma al contempo è necessario stabilire se lo status quo è accettabile e sostenibile. Il tradizionale meccanismo delle graduatorie è un dispositivo numerico che tutto appiattisce e uniforma: criteri di avanzamento decisivi sono anzianità e numero di figli. In questo girone dantesco a punti scompaiono varietà formative e originalità di esperienze, generando una sorta di insegnante standard, buono per tutte le stagioni, i tipi di scuola, gli ambienti educativi. L’istituzione scolastica si ostina tenacemente a negare le differenze e ignora la questione della qualità dei propri operatori.
Ma dietro la facciata ufficiale è un pullulare di commenti e valutazioni. In ogni scuola sono noti i nomi dei docenti più apprezzati e pure di quelli più discussi. Gli alunni fanno circolare pareri e impressioni dentro le aule e dentro casa, alimentando il passaparola tra genitori in occasione di udienze e riunioni. Al tempo delle iscrizioni dei figli ogni adulto, insegnanti compresi, raccoglie quelle voci e le soppesa, alla ricerca di un istituto affidabile, della sezione più apprezzata, dei docenti di cui si dice bene. Questa ricchezza e varietà di dati è tenuta nascosta, coperta dal velo dell’ipocrisia. È auspicabile che le scuole valorizzino doti e risorse personali, scegliendo tra i candidati all’insegnamento quelli più adatti alle proprie esigenze.
Raccontando la sua straordinaria esperienza d’insegnante di frontiera, Carla Melazzini annota: «Condizione indispensabile per la costruzione di un gruppo di alunni sufficientemente buono è che si possa rispecchiare in un gruppo di docenti altrettanto buono; il che dentro la scuola è fenomeno abbastanza raro per non dire impossibile, non tanto per indisponibilità dei docenti, quanto perché i meccanismi istituzionali stessi non lo permettono».