Corriere del Trentino

KURT LANTHALER

«Il mio ritorno al Po»

- Giancarlo Riccio

orpresa. E di quelle sorprese dalle quali farsi sedurre. Il delta, das Delta, il romanzo di Kurt Lanthaler uscito lo scorso anno nella traduzione italiana (e segnalato di recente anche in un Fragment su La Lettura del

Corriere della Sera) avrà un seguito. Che ribalterà l’intera trama, «trasformer­à quella serie di racconti in un amalgama di bugie e alcune bugie in cose veritiere», anticipa l’autore, bolzanino, nato il 9 novembre 1960. «Il giorno in cui fu proclamato Jfk presidente degli Usa», come ripercorre lo stesso Lanthaler.

In Das Delta (come lettera dell’alfabeto greco) des Deltas, che vedrà la luce tra due o tre anni, tutto del romanzo ambientato tra onde, odori e trame del delta del Po sarà capovolto: raccontato di nuovo, smentito o ribadito secondo la nuova trama. Lo leggeremo anche in italiano?

«Certo — acconsente l’autore, che si divide tra Zurigo, la Grecia e Berlino — e io sono fedele: uscirà, se loro vorranno, per le edizioni AlphaBeta Verlag di Merano che hanno già stampato Il delta». La traduzione sarà ancora di Stefano Zangrando? «Non lo so, dipenderà dai suoi impegni. Le dico solo che dopo aver letto la sua traduzione del primo Delta, ho parlato esplicitam­ente di

Delta2 per quanto mi aveva convinto…».

Kurt Lanthaler ha trascorso alcuni giorni in Alto Adige per impegni letterari e performati­vi. Intanto, sta scrivendo su più fronti e manoscritt­i differenti tra loro.

Ritornare su un proprio romanzo: esercizio che le auguro impegnativ­o ma anche divertente. Su quali moduli giocherà?

«Non so ancora rispondere esattament­e, sono all’inizio della nuova stesura. Il mio tedesco, soprattutt­o in questo caso, è pieno di frasi italiane, di frasi tratte dal dialetto del delta del Po. Poi, siciliano, napoletano. Vedremo… Insomma scopriremo che le storie raccontate ne “Il delta” son tutte frottole, cartoline postali iper-romantiche.

Sarà una storia su cinquant’anni di terrore viscerale in Italia». Lei sta lavorando anche ad altri due manoscritt­i.

«Sì. Sono pronti non per mandarli in stampa, ma lo sono per la casa editrice, la Haymon Verlag di Vienna e di Innsbruck. Il primo (una raccolta di racconti brevi) si intitola Rekonstruk­tion der Abläufe des Tages und der Nacht. Per Abläufe dobbiamo intendere i decorsi, i “processi”, le cose già fatte sulle quali si ritorna e non solo quando si costruisce qualcosa».

Racconti brevi: quanti?

«Direi 150, massimo due paginette ciascuno. In alcuni casi lo stesso personaggi­o ricorre anche più volte. Continuo a scriverne di nuovi e ad eliminarne di vecchi. Dovrà intervenir­e l’editore, vedrà. In uno racconto di una pescivendo­la, illegale, greca di Salonicco, che si mantiene a malapena con il suo lavoro. Lei mangia pasta al burro perché non può permetters­i di mangiare il pesce che vende. Ma quando qualcuno le dice che i suoi pesci si sono nutriti

anche dei corpi dei migranti annegati, attende la notte. E ributta il pescato in mare».

Lanthaler, quando lei non racconta una storia, che cosa fa? Il suo tempo è narrare storie?

«Idealiter, trovare storie, incontrarl­e. E poi “rilasciarl­e” al mondo. Senza neanche andare in tipografia. Ma il sistema impone che io pubblichi, per sopravvive­re. Comunque, io scrivo un libro ogni tre anni, solitament­e. Senza contare der Glueck zufallen, ovvero la felicità del caso di esser nato a Bolzano.

Mio padre era della val Passiria, mia madre è ladina». E già parliamo di due lingue…

«I nostri vicini di casa erano italiani: e tre. Ecco la zona di essere nato per caso in una zona multilingu­e. E poi mia moglie, Anastasia, è greca, anche se parla un Hoch Deutsch migliore del mio. Ecco, se lei mi chiede chi sceglierei tra l’amore per lei e la scrittura, non esiterei: scelgo lei. Per fortuna anche Anastasia ama molto la letteratur­a».

Secondo lei, in Sudtirolo sono contenti di essere bi o trilingui?

«Temo proprio di no. È anzi una occasione per arrabbiars­i, per non capire e per non capirsi».

Molto chiaro. Torniamo alla sua produzione letteraria in corso. L’altro volume sarà un romanzo?

«Sì anche perché in Germania se non pubblichi un romanzo, non sei uno scrittore. Ma ho scritto anche una raccolta di poesie: in Grecia sei scrittore se scrivi versi, invece». Il romanzo?

«Devo terminare (che per me significa anche “ricomincia­re” un romanzo in quattro sottili volumi. Ovvero, per me, valenze sfasamento e “distruzion­e” del romanzo, se devo dirgliela tutta. Una storia ambientata in Grecia, in questi giorni. Con un finale a Napoli, dopo tante pagine ad Atene e soprattutt­o a Salonicco». Che storia è?

«La Grecia di oggi, l’ho detto. Ma che parte da alcuni inediti storici antichi sulla guerra del Peloponnes­o».

Vi ritroverem­o alcuni fragranze del suo »Napule» del 2000?

«Sì, dunque non sarà un giallo. Piuttosto atmosfere picaresche, riferiment­i ai rapporti tra la Grecia e l’Onu. Tanto altro». Lei lo scriverà in tedesco.

«Sì. Anche se per me, lei lo sa, scrivere letteratur­a vuole dire scrivere “nelle” e “delle” lingue. Non una soltanto. Comunque nutro moltissima stima per i traduttori». © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Idealiter Quando non scrivo trovo storie

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