Oriente Occidente 2016 Festival tutto roveretano
In cartellone 32 eventi tra Mart, Zandonai e Melotti
«E ravamo tutti più bambini trentasei anni fa». Nel 1981 nasceva Oriente Occidente; da allora, sottolinea il presidente del Dance Festival Paolo Baldessari nella conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2016, di strada se ne è fatta molta: lo scorso anno Oriente Occidente ha ottenuto il marchio Effe Label, «Europe for Festival», venendo annoverato, come lo stesso Baldessari sottolinea, tra i «festival europei individuati per la qualità artistica che sanno promuovere e per l’impulso sulla scena internazionale». Il titolo di quest’anno è Corpi e confini, con la consueta attenzione al connubio tra arte coreutica e fenomeni sociali; non a caso nella serata d’apertura si punta su Paolo Mieli (presidente di Rcs libri), che per
Linguaggi, sezione collaterale di conferenze e discussioni del festival, guarderà a quella che papa Francesco ha definito «invasione araba» alla luce dei processi storici e delle opportunità di convivenza e progresso.
Saranno 32 gli appuntamenti proposti dal 30 agosto all’11 settembre interamente sul territorio roveretano, non solo con un forte intento di valorizzazione dei teatri Zandonai e Melotti, ma in vista della creazione di una fattiva sinergia con il territorio; tornerà infatti a rivivere Via delle Fosse, dove Antoine Le Menestrel s’innalzerà sulle sue mura «con le ali lievi dell’amore», e con lei numerose piazze della città. In programma anche due spettacoli al Mart: in piazza il ritorno di Marcos Morau che con Los pájaros muertos coinvolgerà 20 danzatori locali e la banda di Lizzana; attraverso gli spazi espositivi vi sarà Luca Vegetti con Scenario, performance-installazione coreografica che proseguirà oltre gli appuntamenti in una sorta di persistenza performativa. Infine, il legame con il territorio è evidente dagli sponsor, tra cui Montura che collabora con il festival per la realizzazione di tre eventi. Oriente Occidente non è solo questo: il suo carattere è internazionale
e la portata della programmazione lo dimostra.
Dalla prima nazionale di Attends, attends, attends… (pour
mon père), in cui Jan Fabre costruisce per il suo danzatore feticcio Cédric Charron un viaggio visionario all’interno del rapporto padre-figlio, attraverso le giovani generazioni post-apartheid di Johannesburg con la grande Jessica Nupen, fino alla contagiosa visceralità della Batsheva Dance Company concepita dal suo mentore Ohad Naharin, che potremo vedere per l’ultima volta all’opera: ha detto che questo sarà il suo ultimo anno alla direzione della compagnia, come svela Lanfranco Cis. E ancora dal successo di Opus 14 di Kader Attou, primo direttore di un centro coreografico internazionale proveniente dall’hip-hop, attraverso volti meno conosciuti, come quello di Kyle Abraham, nuova stella nascente nell’ibridazione della danza africana, fino alla femminilità tra vita e morte di Ko Murobushi & Carlotta Ikeda in UTT. Oriente Occidente conferma infine la propria attenzione verso la formazione attraverso il progetto Cid Cantieri e le numerose masterclass: e da quest’anno è partner italiano di Moving Beyond Inclusion, progetto europeo che guarda alla danza inclusiva con artisti abili e con disabilità, per svilupparne le capacità. Info: www.orienteoccidente.it.