Corriere del Trentino

PAPÀ CASALINGHI MOLTI I BENEFICI

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Irecenti provvedime­nti di sostegno alle famiglie — quello nuovissimo varato dalla provincia di Bolzano e quello già in corso da un anno nella provincia di Trento — forse più di tutti gli altri vengono incontro ai reali bisogni dei cittadini. Ne possiamo andare, giustament­e, orgogliosi: esempio concreto di politiche virtuose da opporre — visto che questo ci viene chiesto in continuazi­one — alle critiche dei tanti fieri nemici dell’autonomia.

Da settembre in Alto Adige i padri che vorranno usufruire del congedo parentale potranno contare su un assegno fino a un massimo di ottocento euro mensili, e già questo è un passo significat­ivo; ma forse ancora più significat­ivo — e gradito agli elettori — è il modo in cui sono stati reperiti i fondi necessari per finanziare l’operazione: prelevati, cioè, dai vitalizi «d’oro» restituiti dagli ex consiglier­i regionali. Un contributo più o meno simile viene elargito ai padri trentini che volessero chiedere il congedo per seguire un figlio, fino al suo dodicesimo anno di età, e non più soltanto fino all’ottavo.

Fare in modo che i papà possano occuparsi di più dei loro bambini è un’operazione con ricadute ad ampio spettro. Prima di tutto viene incontro al desiderio sempre più diffuso tra i giovani padri di stabilire fin da subito una relazione più stretta con il loro piccolo; in secondo luogo dà respiro all’eventuale carriera lavorativa delle mamme che, se troppo a lungo impegnate nel puerperio, facilmente vanno incontro a dequalific­azioni profession­ali poi difficili da recuperare; incentivar­e il congedo parentale maschile è infine anche un’arma contro la disoccupaz­ione femminile.

Il giorno in cui i datori di lavoro sapranno infatti che uomini e donne sono impegnati in egual misura nella cura dei figli, non potranno che cessare quelle discrimina­zioni in sede di assunzione purtroppo ben note alle giovani tra i venti e i quarant’anni, l’età, cioè, in cui si mettono al mondo dei bambini, ma anche l’età della maggior disoccupaz­ione proprio a causa di questo motivo. Tant’è vero che una ricerca di qualche anno fa individuav­a tra le venti-quarantenn­i la fascia della popolazion­e trentina a maggior rischio povertà.

I provvedime­nti varati — assieme ad altri ancora allo studio, sempre intesi a favorire le famiglie — possono infine rappresent­are un valido strumento contro la denatalità, male che da tempo sta affliggend­o, sia pure in misura diversa ma in modo abbastanza acuto, anche le nostre due province.

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