PAPÀ CASALINGHI MOLTI I BENEFICI
Irecenti provvedimenti di sostegno alle famiglie — quello nuovissimo varato dalla provincia di Bolzano e quello già in corso da un anno nella provincia di Trento — forse più di tutti gli altri vengono incontro ai reali bisogni dei cittadini. Ne possiamo andare, giustamente, orgogliosi: esempio concreto di politiche virtuose da opporre — visto che questo ci viene chiesto in continuazione — alle critiche dei tanti fieri nemici dell’autonomia.
Da settembre in Alto Adige i padri che vorranno usufruire del congedo parentale potranno contare su un assegno fino a un massimo di ottocento euro mensili, e già questo è un passo significativo; ma forse ancora più significativo — e gradito agli elettori — è il modo in cui sono stati reperiti i fondi necessari per finanziare l’operazione: prelevati, cioè, dai vitalizi «d’oro» restituiti dagli ex consiglieri regionali. Un contributo più o meno simile viene elargito ai padri trentini che volessero chiedere il congedo per seguire un figlio, fino al suo dodicesimo anno di età, e non più soltanto fino all’ottavo.
Fare in modo che i papà possano occuparsi di più dei loro bambini è un’operazione con ricadute ad ampio spettro. Prima di tutto viene incontro al desiderio sempre più diffuso tra i giovani padri di stabilire fin da subito una relazione più stretta con il loro piccolo; in secondo luogo dà respiro all’eventuale carriera lavorativa delle mamme che, se troppo a lungo impegnate nel puerperio, facilmente vanno incontro a dequalificazioni professionali poi difficili da recuperare; incentivare il congedo parentale maschile è infine anche un’arma contro la disoccupazione femminile.
Il giorno in cui i datori di lavoro sapranno infatti che uomini e donne sono impegnati in egual misura nella cura dei figli, non potranno che cessare quelle discriminazioni in sede di assunzione purtroppo ben note alle giovani tra i venti e i quarant’anni, l’età, cioè, in cui si mettono al mondo dei bambini, ma anche l’età della maggior disoccupazione proprio a causa di questo motivo. Tant’è vero che una ricerca di qualche anno fa individuava tra le venti-quarantenni la fascia della popolazione trentina a maggior rischio povertà.
I provvedimenti varati — assieme ad altri ancora allo studio, sempre intesi a favorire le famiglie — possono infine rappresentare un valido strumento contro la denatalità, male che da tempo sta affliggendo, sia pure in misura diversa ma in modo abbastanza acuto, anche le nostre due province.