Usare testa e cuore
Succede a volte di imbattersi in notizie che sembrano aprire una straordinaria finestra sul mondo. Sotto questo aspetto mi ha molto colpito il caso di Uli Emanuele, campione di base jumping morto in Svizzera durante una esibizione. Straordinarie e indicative le circostanze. L’uomo era assai conosciuto nel suo ambiente, avendo già effettuato ben 2.200 salti. Straordinaria davvero l’attrezzatura che la moderna tecnologia aveva messo a disposizione: una tuta alare con una velocità di caduta di 180 chilometri orari, un piccolo paracadute per l’atterraggio e soprattutto un casco meraviglioso, dotato di gps, telecamera e altre apparecchiature. Non vorrei esprimere condanne su di una scelta di vita e soprattutto di morte che comunque non condivido. Osservo invece come il fatto si inserisca in una casistica estremamente numerosa e varia che segna il mondo di oggi, basato sempre più sulla «realtà virtuale». Sia come sia, indiscutibilmente la pratica del base jumping è internazionale e assolutamente moderna. Lo sanno bene in quel di Arco, luogo impegnato a divenirne la capitale. Come il cuore, l’industria turistica trentina ha le sue ragioni, e non vorrei quindi disturbare chi la dirige. Preferisco invece segnalare una recente iniziativa partita dal basso. Le sezioni Sat di Storo, Ledro e Riva, in collaborazione con la rete di riserve alpi ledrensi, hanno realizzato un itinerario sulle montagne di Ledro, della durata di cinque giorni: da Storo a Tremalzo, di qui al bivacco Arcioni, al rifugio Pernici, poi al bivacco Campel e di nuovo a Storo. Un invito a percorrere montagne relativamente poco note, però ricchissime di rarità naturalistiche. Un’occasione per vivere lentamente, usando la testa, gli occhi e anche il cuore.
Francesco Borzaga, TRENTO