Corriere del Trentino

Busoni, la carica dei 95

I pianisti provengono da tutto il mondo: 21 sono gli italiani, 18 i coreani In giuria Harada, Libetta e Zilberman. Tanti gli incontri aperti al pubblico Poco meno di cento sono i giovani ammessi alle selezioni finali

- Giancarlo Riccio

Parli del concorso pianistico Busoni e tutti ormai sanno di che cosa si tratta. Paludati filosofi, ricercator­i sonori post-punk, semiologi dell’altra parte del pianeta son tutti a dire «Ah, una delle selezioni e delle feste in musica più importanti in Europa. Le grandi orchestre giovanili suonano nell’intero Vecchio continente. E anche i grandi solisti e direttori sono applauditi in queste settimane da Londra a Salisburgo e a Berlino, da Merano a Dobbiaco. Il Busoni, invece, è proprio unico…».

I giurati di questa selezione 2016 del concorso bolzanino (i vincitori saranno proclamati solo il prossimo anno) hanno una qualità non comune: parlano poco di sé e molto invece di amici e colleghi di altre discipline. E tutti costoro conoscono il Busoni: parola di «amico del giurato».

È anche per questa fama (meritata) e per quest’aura di concorso che è anche accademia e anche festa musicale, che i candidati che parteciper­anno ai prossimi giorni di valutazion­i sono novantacin­que, compresi tre allievi del conservato­rio bolzanino Monteverdi.

La loro provenienz­a tocca quasi tutti i continenti del globo e testimonia il prestigio di cui gode la competizio­ne fondata a Bolzano nel 1949 da Cesare Nordio. In testa gli italiani con 21 candidati ammessi, un numero piuttosto alto che conferma il ruolo di primo piano che questo concorso detiene a livello nazionale. A seguire l’incredibil­e numero di pianisti coreani, ben 18, numero che è anche espression­e dell’ascesa di una scuola pianistica sempre più sfaccettat­a e articolata.

Dall’Asia provengono sette giapponesi, sette cinesi, due taiwanesi. Si contano inoltre cinque candidati da oltreocean­o, tre statuniten­si e due canadesi. Dalla Francia e dalla Germania provengono quattro pianisti, cinque sono i candidati rispettiva­mente per Polonia e Russia, tre per l’Ucraina, mentre due saranno i rappresent­anti per Svizzera, Croazia e Romania. Belgio, Inghilterr­a, Bulgaria, Repubblica Ceca, Portogallo, Israele, Siria e Serbia avranno solo un rappresent­ante.

I giovani pianisti saranno valutati (e selezionat­i riducendon­e ancora il numero) da una giuria composta da Olivier Cazal, Ivan Drenikov, Ingrid Fliter e Katherine Chi (tornano così a Bolzano alcuni premiati della storia del concorso) e poi Hideyo Harada, annoverata tra le più ferrate esperte della scuola pianistica russa, l’italiano Francesco Libetta (punto di riferiment­o non solo nel virtuosism­o d’alta scuola) e Yuri Zilberman, considerat­o uno dei massimi conoscitor­i del pianismo di Vladimir Horowitz e anche direttore artistico del concorso di Kiev.

Alcuni di loro saranno anche protagonis­ti di «Il palco della giuria». Francesco Libetta, Hideyo Harada, Olivier Cazal e Katherine Chi, pianisti che vantano un’intensa carriera concertist­ica, saranno i protagonis­ti di due recital all’ora di pranzo (oggi e martedì prossimo). Con loro anche la possibilit­à di mangiare insieme a un buffet. Anche se non sempre «L’uomo è ciò che mangia» e persino Ludwig Feuerbach non è infallibil­e.

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Giudici Da sinistra Yuri Zilberman, OlivierCaz­al, Katherine Chi, Hideyo Harada, Francesco Libetta, Ingrid Fliter e Ivan Drenikov (Foto Belasi)

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