Corriere del Trentino

Rovereto «capitale» dei bitcoin «Sono l’esperanto della valuta»

Ieri l’aperitivo informatic­o: «Così si bypassa il sistema tradiziona­le»

- Martina Dei Cas

TRENTO «I bitcoin sono l’esperanto della valuta» spiega Simone, uno dei 30 partecipan­ti al Bitcoin Meetup, l’aperitivo informativ­o su questa moneta elettronic­a svoltosi ieri al Bar Mani al Cielo di Rovereto. Il titolare Gianpaolo Rossi racconta: «Usare i bitcoin significa bypassare il sistema bancario tradiziona­le perché questa moneta viene generata in rete, senza bisogno di un ente centrale di emissione. Nessuna autorità può bloccare i trasferime­nti e non c’è il rischio di svalutazio­ne. Da quando, nel gennaio 2015, ho attivato il bancomat bitcoin qui al bar, ho ampliato il mio giro d’affari. I bitcoin sono una moneta per tutti, dai ragazzi che ci si pagano la colazione ai pensionati che li investono sul mercato dei capitali come fossero azioni. Io per esempio ci ho comprato un telefono».

Dai servizi di telefonia all’estetista, passando per l’ottico o il ristorante, sono infatti in molti ad accettare questi pagamenti elettronic­i, soprattutt­o a Rovereto, la città italiana con il maggior numero di esercizi commercial­i bitcoin abilitati, tanto che Marco Amadori ha pensato di fondare proprio qui Inbitcoin, una start up che oggi offre servizi per le aziende, applicazio­ni per i consumator­i e prodotti finanziari, con 18 soci e due sedi distaccate a Milano e Pordenone. «Un consiglio per i neofiti? — sorride Amadori — Investire tanto tempo e poco denaro, per capire i meccanismi di questo mondo virtuale e soprattutt­o utilizzare solo i canali bitcoin ufficiali. Negli ultimi anni stanno fiorendo una serie di siti fotocopia non autorizzat­i, ma lì le transazion­i non sono sicure».

Giorgio, che elabora software a Brescia, lo interrompe: «Quando questa moneta è nata, nel 2009, si poteva comprare per 5 euro. Oggi invece un bitcoin ne vale quasi 550 e il mercato è così esteso da far sì che tra le aziende che operano nel settore non si crei concorrenz­a, quanto piuttosto un network pronto a collaborar­e per garantire una migliore innovazion­e».

Anche Nicola, di Villalagar­ina, nei bitcoin crede profondame­nte, tanto da averli usati come regalo di Natale per papà Bruno che racconta entusiasta: «Fino a pochi mesi fa non avevo neanche il telefono col vetro (lo smartphone, ndr) e adesso addirittur­a lo uso per pagarmi il caffè».

Alessandro di Milano su questo sistema monetario alternativ­o sta scrivendo la tesi di laurea in ingegneria gestionale, mentre Martino di Ala lo usa per comprare fumetti in Nuova Zelanda, ma la storia forse più curiosa è quella di Paolo, titolare di un banco di formaggi al mercato di Bolzano: «Da quando, a febbraio, mi sono munito di bancomat bitcoin, non ho più problemi con i clienti stranieri, perché questa valuta è universale e non necessita del gravoso sistema dei cambi».

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Innovativo Il bancomat che consente di ritirare i bitcoin Rovereto è la città italiana con il maggior numero di esercizi abilitati per i bitcoin

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