Statuto, una Regione «leggera»
Consulta: poche esclusive, poi coordinamento volontario. Falcon contatta Bolzano
«Coordinamento volontario su molti temi». Prende corpo, durante la seduta della Consulta trentina, l’idea di una Regione «leggera» da disegnare nella riforma dello Statuto. L’ente manterrebbe solo le competenze su libro fondiario e acque. Sul resto si pensa a un percorso comune facoltativo con voti separati provinciali. Il presidente Giandomenico Falcon ha deciso di contattare la Convenzione altoatesina, che procede separatamente. «Senza intese salta tutto» avverte il senatore Karl Zeller. Per Bolzano «la Regione così non va».
TRENTO Come funzionerà in concreto la nuova Regione, una volta che trentini e altoatesini si saranno messi d’accordo sulla revisione dello Statuto? Il lavoro della Consulta trentina è entrato nel vivo e, pur in presenza di enormi incognite come l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre, dalle nebbie del dibattito emerge un primo dato: se nascerà, la nuova Regione sarà «leggera».
I limiti
Come anticipato dal Corriere del Trentino di domenica, la relazione del professor Matteo Cosulich ha chiarito che la riforma dello Statuto non può eliminare la Regione; può invece ridisegnarla, collocandola tra due estremi a seconda di una dose variabile di sussidiarietà: una «comunità politica» a tutti gli effetti da un lato, un semplice «luogo di coordinamento tra le due Province» dall’altro. Gran parte del lavoro, ieri, è stato dedicato a capire cosa dovrebbe fare la nuova Regione. «Rapporti transfrontalieri, trasporti, rapporti con l’Unione europea, montagna, ambiente, infrastrutture, sanità», sono le materie che mag- giormente ricorrono negli interventi dei membri della Consulta, da Mario Tonina (Upt) a Maurizio Fugatti (Lega) a Manuela Bottamedi (misto).
Le materie
«Entriamo nel dettaglio: se vogliamo convincere gli altoatesini che è utile attribuire queste funzioni alla Regione, dobbiamo dire perché — è stata la raccomandazione di Carlo Borzaga, membro nominato da Federcoop — Conviene a tutti la difesa dell’autonomia dall’Unione europea su materie come credito, appalti, disciplina del de minimis per i negozi di valle».
Luca Nogler, membro nominato dalle associazioni di categoria, ha posto quesiti più stringenti: «La Regione deve avere poteri di supremazia sulle Province e potere legislativo?». Barbara Poggio, membro nominato dall’associazionismo culturale, ha suggerito di dotare la Regione di un «ruolo di garanzia e contrappeso nelle relazioni tra Province e cittadini». Una sorta di difensore civico su scala regionale «a garanzia dei diritti costituzionali e statutari», ha aggiunto Lucia Maestri (Pd).
Sussidiarietà
Ci devono essere poteri esclusivi della Regione rispetto alle due Province? «Per il libro fondiario e il piano delle acque, credo che abbia senso», ha detto Falcon. Secondo: nelle altre materie, il coordinamento tra le due Province dev’essere obbligatorio o volontario? «Le risposte possono essere diverse nei diversi casi. Comunque il coordinamento volontario, se poi si traduce in legge, diventa vincolante». Con il coordinamento volontario, per Falcon «ha senso un altro sistema di voto: «Si richiederebbe la maggioranza non del Consiglio regionale, ma in ciascuna delle due assemblee provinciali».
Non c’è il rischio che le Province legiferino autonomamente su tutto, evitando di attivare la procedura di coordinamento? Falcon stesso immagina che la Regione «sia sede di una serie di organismi, per esempio un sistema di conferenze su sanità, trasporti, valutazione di politiche pubbliche, trasversali alle due Province, che favoriscano l’emergere di contenuti di coordinamento». Esempio pratico: Trento e Bolzano potranno occuparsi separatamente di sanità, ma se la conferenza regionale sulla sanità evidenziasse la convenienza di procedere ad acquisti comuni, potrebbe «stimolare» i due consigli provinciali ad attivare la procedura di coordinamento. Con il sì di ciascun Consiglio, il deliberato avrebbe carattere vincolante. Tra le proposte, quella di Paolo Pombeni: «Un organo regionale di 12 membri: i presidenti delle due Province, un membro eletto dalla giunta di Trento e uno da Bolzano; due membri eletti da ciascuno dei Consigli provinciali; quattro membri eletti dai Consigli fuori dal proprio seno, di alto profilo.
Le resistenze
«Se il 4 dicembre vincerà il no, non c’è necessità di cambiare lo Statuto», ha sottolineato Rodolfo Borga (Civica trentina). «Non sono così sicura di dire addio alla Regione come comunità politica», è il timore di Donata Borgonovo Re (Pd). Cosa succederà ora? Tra due settimane si parlerà di minoranze linguistiche. Falcon ha intanto deciso di avviare contatti con la Convenzione altoatesina. «Prima — avverte Walter Viola (Progetto Trentino) — bisogna avere le idee chiare».